Sono 160 i bambini rom inseriti a scuola attraverso il programma ‘Diritto alla scuola, diritto al futuro. Il progetto promosso dalla Comunità di Sant’Egidio con la finalità di una scolarizzazione di qualità per i bambini rom, è cofinanziato dal Banco di Napoli, dalla Fondazione Istituto Banco di Napoli, dalla Banca di Credito Popolare di Torre del Greco e dal Rotary Posillipo. “L’iniziativa – ha spiegato Antonio Mattone portavoce della Comunità – parte dalla convinzione che l’integrazione è possibile e che passa soprattutto attraverso i bambini e la scuola”. Per Mattone, inoltre, occorre “la fatica dell’integrazione” per combattere i sentimenti anti gitani che in questi giorni sono riesplosi, dopo l’incidente mortale a Roma provocato da due giovani rom e nel quale è morta una donna filippina”.
La Campania è in terza posizione per tasso di dispersione scolastica. La percentuale di abbandono precoce della scuola raggiunge il 22,2%, più del doppio della media europea. “Per questo, considerato anche che la popolazione rom della Campania è tra le più giovani in assoluto – ha dichiarato Salvatore Esposito, responsabile nella Comunità di Sant’Egidio di Napoli per i progetti con i rom – il programma ‘Diritto alla scuola, diritto al futuro’ ha puntato la propria attenzione sulla condizione dei minori rom, nella convinzione che attraverso di essi sarebbe stato possibile anche coinvolgere le famiglie”. Esposito lo ha ricordato ieri, durante la conferenza stampa organizzata nel capoluogo partenopeo per presentare i risultati del programma che dal 2008 la Comunità promuove con la finalità di combattere la dispersione scolastica nelle città di Napoli, Roma e Milano.
“La formula vincente del programma – ha spiegato il vice Prefetto di Napoli Gabriella D’Orso – sta nel coinvolgimento delle famiglie dei bambini”. Il progetto prevede la sottoscrizione di un contratto tra famiglie rom e la Comunità. Per ogni studente è erogata una borsa di studio mensile di 50 euro, a condizione che però: la famiglia s’impegni a far frequentare regolarmente l’alunno e impieghi il contributo per le spese d’istruzione del minore; il bambino non sia coinvolto in attività di accattonaggio e consegua risultati positivi a scuola. Il mancato rispetto di tali impegni comporta l’automatica sospensione dell’erogazione della borsa di studio.
I bambini che hanno beneficiato del progetto sono di età compresa tra i 6 e i 16 anni. Il 50% è iscritto nelle classi 1ª, 2ª e 3ª elementare. Tutti, comunque, in obbligo scolastico, ma molti in ritardo rispetto alla classe di età anagrafica. “In molti casi, dunque, – ha sottolineato Esposito – si è trattato di un reinserimento scolastico”. Altro dato importante è che il 61% dei beneficiari è nato in Italia (molti dei quali in provincia di Napoli). Dei restanti il 30% in Romania, il 4% in Serbia, il 2% in Germania, il 2% in Francia e l’1% in Belgio.
In 7 anni di attività della Comunità a Napoli il numero degli scolari rom beneficiari è triplicato, passando da 57 a 160, attraverso un incremento consistente e costante. Attualmente, il 77% frequenta la scuola elementare, e il restante 23% la media inferiore. Si tratta soprattutto di minori che hanno beneficiato nei precedenti anni del programma e che, proprio grazie ad esso, hanno proseguito gli studi. Nel corso degli anni è inoltre aumentato il numero delle scuole coinvolte, passato da una ad otto, e si è esteso il territorio di intervento che, accanto a Scampia, vede ora anche Barra e alcune scuole del Centro storico, del Vomero e di Fuorigrotta. Non solo. Tutti gli studenti hanno una valutazione media oscillante tra sufficiente e buono. La maggior parte delle insegnanti, inoltre, segnala il buon comportamento degli alunni rom che, anche grazie ai compagni, si sono rapidamente integrati nelle classi. Tra l’altro, è significativo che, attraverso i figli, anche i genitori si siano riavvicinati alle istituzioni scolastiche. Sebbene restino alcune diffidenze reciproche, i genitori cominciano a recarsi presso le scuole per discutere con gli insegnanti dei modi migliori per prendersi cura dei figli. In un caso, una giovane mamma rom è stata anche eletta rappresentante di classe. Complessivamente, sono circa 70 le famiglie coinvolte. Inoltre, secondo i dati del Miur, sono 647 gli alunni rom frequentanti le scuole della Campania per l’anno scolastico 2013/14.“Il suddetto programma – ha concluso Esposito – è considerato una best practice a livello europeo”.