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I Garanti sul decreto Carceri approvato dal Senato

Il Portavoce della Conferenza nazionale dei garanti territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello: “Noi garanti con continuità e resistenza porteremo avanti le nostre proposte”.

Il Parlamento ha perso un’occasione con il Decreto Carceri- decreto d’urgenza- di dare ascolto alle proposte dei garanti, delle camere penali, dei magistrati e degli operatori del terzo settore. Si è sottratto al confronto imponendo la fiducia oggi al Senato e la settimana prossima alla Camera. Abbiamo più volte sottolineato, che nell’urgenza di emanare interventi urgenti ed efficaci rispetto al sovraffollamento, al numero allarmante dei suicidi questo decreto si riconferma una scatola vuota per i detenuti e inutile per fronteggiare l’emergenza carceraria”, così il Portavoce Samuele Ciambriello della Conferenza nazionale dei garanti territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, subito dopo l’ok del Senato con voto di fiducia rispetto al decreto Carceri, ora il provvedimento passerà alla Camera per l’approvazione definitiva.

In questi giorni con una lettera al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, Samuele Ciambriello insieme al Coordinamento nazionale dei garanti territoriali hanno chiesto di essere ricevuti. L’incontro al Ministero della giustizia avverrà nella mattinata di mercoledì 7 agosto.

Così, conclude la sua dichiarazione il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello: “Ringrazio il Ministro Carlo Nordio che ci incontrerà mercoledì prossimo. In quella sede andremo con un documento operativo di nostre proposte concrete, una fotografia in bianco e nero molto realista di quello che accade nel carcere. Chiederemo a lui di conoscere come intende affrontare, a partire da questi mesi, l’emergenza carceri, quali disposizioni intenda dare al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per la garanzia in via amministrativa dei diritti e della dignità delle persone detenute.

Le nostre proposte come garanti sono in continuità con la memoria del nostro essere autorità indipendente e del nostro vivere dentro una comunità penitenziaria fatta di detenuti e detenenti, e come resistenza all’indifferenza della politica e della società civile. Noi rispetto ai provvedimenti presi proviamo ad insistere interpretando i numeri affinché la politica possa non solo ascoltare, ma per esempio possa rispondere alla mancanza di personale di polizia penitenziaria, di educatori, di mediatori e di psicologi. E, soprattutto, rispondere alla grande questione di come siano ancora in misura detentiva quasi 10.000 persone che devono scontare meno di un anno di carcere, e non hanno reati ostativi! Chiederemo, tra l’altro, una norma per l’aumento dei giorni della liberazione anticipata speciale e un numero chiuso nelle carceri. Ora è allarme anche nelle carceri minorili dove i numeri hanno paurosamente superato i livelli della dignità umana.”

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