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I gioielli non passano mai di moda, in scavi a Pompei apre la Gioielleria Archeologica

Ogni epoca ha il suo stile e ogni stile è uno specchio dell’epoca. Ciò che non cambia, però, è la passione che ogni donna ha per il prezioso, in particolare per i gioielli. Oggi, apre al pubblico la gioielleria archeologica con ‘Vanity’: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei’, una mostra di preziosi monili emersi dagli scavi di Ercolano, Pompei, dal villaggio primitivo di Longola e altri siti archeologici della Campania, messi a confronto con preziosi oggetti di ornamento femminile provenienti dalle isole greche delle Cicladi: Delos, Santorini, Paros, Thera, Despotikos.
Circa 300 pezzi di inestimabile valore inseriti in un allestimento di grande eleganza e suggestione, nella Palestra Grande degli Scavi, dove figure come ombre di donne che indossano proprio quei gioielli (immagini che ricalcano gli affreschi delle domus pompeiane) rincorrono il visitatore dalle pareti ai pavimenti, ma si rendono visibili solo a distanza e scompaiono quando ci si avvicina, per un effetto ottico dei pixel con cui sono state composte. “La mostra è costata un milione di euro – spiega la Direttrice della Soprintendenza ad interim, Alfonsina Russo – e sarà aperta fino a 5 agosto prossimo. Poi gli ori delle Cicladi andranno in Cina e io spero di poter portare quelli di Pompei nel Colosseo”.
Massimo Osanna ha curato la mostra quando era direttore generale del sito archeologico, insieme con Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi. “L’ispirazione per questa esposizione nasce quando a Mikonos ho visitato la mostra degli ori delle Cicladi e dalla quale emergeva il rapporto che univa le due culture, attraverso i commerci che avvenivano nel mar Mediterraneo, tra le Cicladi e il Medio Tirreno, che ha portato a scambi di esperienze, di gusti e di cultura ha spiegato Osanna. “Città che hanno subito la medesima sorte catastrofica, accomunate da eruzioni vulcaniche come Pompei e Santorini ci hanno consegnato elementi preziosi per ricostruire persino i rapporti sociali di epoche così antiche”, ha aggiunto Osanna.
Athanasoulis ha spiegato come il successo della mostra a Mikonos fu determinato dall’avere “trasferito oggetti antichissimi in area contemporanea, come potessero essere indossati oggi, creando una ‘trappola’ per il pubblico che li percepisse come oggetti personali e ne comprende in tal modo il valore storico”.
Considerato l’inestimabile valore dei gioielli in mostra, il sistema di sicurezza è imponente: telecamere nell’area esterna al porticato e alla Palestra Grande, telecamere in ciascuna “casetta” che ospita le preziose teche blindate in vetro e sistemi di allarme automatico installati negli espositori, con il controllo costante in video di chi si accosta ai gioielli. Annamaria Mauro, architetto del Parco Archeologico di Pompei ha coordinato l’allestimento ideato e realizzato dall’architetto Stelio Kois, che cura il Padiglione della Biennale di Venezia 2019.

A cura di Alessandra Martino

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