I due laghi di cui ora parleremo mi sono particolarmente cari, perché legati a piacevoli ricordi di un periodo felice della mia vita: la giovinezza, che ogni giorno si allontana sempre più. Frequentavo il Lido Napoli a cui ho dedicato uno scritto che invito il lettore a consultare digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2018/06/come-era-bello-il-lido-napoli.html
La mattina era consacrata ai bagni di mare e di sole, mentre dopo pranzo, ragazzi e ragazze, rigorosamente in bikini, indossati zoccoli colorati e rumorosi, si avviavano a percorrere le sponde dei due laghi con un obiettivo ben preciso: la grotta della Sibilla, che per tutti era notoriamente l’accesso agli Inferi, mentre per noi costituiva una via preferenziale per accedere alle dolcezze del Paradiso. Infatti il buio induceva le ragazze a prenderci teneramente per mano, fingendo di essere impaurite; al minimo rumore sospetto ci abbracciavano e spesso e volentieri, identificato un anfratto accogliente, si passava a baci e carezze e talune volte anche ad incontri di natura biblica.
Cominciamo ora a descrivere i due laghi partendo dal più vicino al mare, quello di Lucrino formatosi in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che, apportando progressivamente della sabbia, ha col tempo chiuso un’insenatura naturale con un istmo..
Il nome Lucrino deriva dal latino lucrum (lucro, guadagno, profitto) per gli allevamenti di pesci e soprattutto di ostriche che intorno all’anno 90 a.C. vi aveva installato il senatore romano Sergio Orata, divenendo in breve tempo uno degli uomini più ricchi dell’epoca. Gli allevamenti di pesci e ostriche, molto redditizi, proseguirono per tutto il periodo dell’impero romano.
Nel I secolo a.C. a causa del moto bradisismico discendente, irrompendo le onde del mare nel lago e danneggiandone gli impianti, gli allevatori richiesero al Senato Romano di intervenire; le opere di restauro e di soprelevazione dell’istmo che separava il lago dal mare furono realizzate da Giulio Cesare, e magnificate da Virgilio e presero il nome di via Herculea in onore di Eracle che, secondo il mito, l’avrebbe creato quando dal remoto occidente condusse in Grecia i buoi che aveva rubato al mostruoso Gerione.
Nel 37 a.C. nel corso della guerra navale che vide contrapporsi Ottaviano a Sesto Pompeo, Marco Vipsanio Agrippa, a sostegno di Ottaviano, tagliò l’istmo carrozzabile per permettere alle navi di accedere nel bacino del lago trasformato temporaneamente in porto militare e ricollegò i due tronconi di strada litoranea con un ponte ligneo mobile, mentre gli allevamenti ittici proseguivano nella metà sinistra del lago. Il Portus Julius ebbe vita breve nel lago di Lucrino, in quanto che il bacino, essendo poco profondo e andando soggetto a insabbiamento, risultò ben presto inadatto alle pesanti navi da guerra. Infatti già nel 12 a.C. la flotta militare imperiale venne trasferita a Miseno, mentre gli impianti portuali continuarono a essere utilizzati per scopi civili e commerciali.
La zona di Lucrino fu un lussuoso luogo di villeggiatura dell’epoca romana che, rientrando fra gli insediamenti costieri particolarmente amati dai Romani per l’amenità dei luoghi, vide sorgere lungo tutta la costa magnifiche ville e dimore di soggiorno di personaggi di rango dell’epoca. Oltre al già citato Sergio Orata, ebbe una villa che si affacciava sul lago Marco Tullio Cicerone, dimora da lui chiamata Academia, famosa fin dall’antichità poiché ospitò le spoglie dell’imperatore Adriano, morto nel 138 in uno dei palazzi imperiali nella vicina Baia. Dopo la morte di Cicerone, la villa passò di proprietà ad Antistio Vetere, il quale, eseguendovi dei lavori di ristrutturazione, vi rinvenne una sorgente di acqua termale, cui accenna Plinio, e che nel medioevo veniva ancora chiamata Balneum Ciceronis o Balneum Prati e utilizzata a fini curativi. Molte delle sorgenti termali esistenti in epoca romana e utilizzate nel medioevo a fini terapeutici, sono andate irrimediabilmente distrutte nel 1538 a seguito dell’eruzione del Monte Nuovo.
Il lago in antico si pensò che potesse essere identificato con il fiume infernale Cocito La prossimità col quello d’Averno, considerato nell’antichità l’ingresso agli Inferi, rendeva evidentemente “sospetta” tutta l’area, ed eventuali fenomeni fisici inconsueti potevano far sorgere leggende e favole. Virgilio narra infatti più volte di fenomeni di ebollizioni. Connessa all’idea che la zona avesse a che fare con il regno dei morti, abbiamo la testimonianza da un lato di Plinio che ci parla di una città Cimmera collocata fra il lago di Lucrino e il lago d’Averno; dall’altro abbiamo Strabone che precisa che i Cimmeri vivevano in case sotterranee collegate fra di loro da gallerie, dove essi accoglievano anche gli stranieri che venivano sul posto per interrogare l’oracolo dei morti situato sotto terra e che proprio grazie all’oracolo essi traevano parte del loro sostentamento con una tariffa per le consultazioni fissata dal loro re; ma, come è facile intuire, molto probabilmente anche nutrendosi di parte delle carni degli animali sacrificati agli inferi.
Il 29 settembre 1538, dopo una serie di fenomeni precursori: terremoti, ritiro del mare a seguito di una imponente sollevazione del suolo e boati sotterranei, con una eruzione vulcanica durata 5 giorni, sorge ex novo il Monte Nuovo. L’eruzione cambia totalmente la topografia del luogo: cancella completamente il villaggio di Tripergole con tutti i suoi edifici civili, religiosi e militari; vengono totalmente distrutte le antiche sorgenti termali e sepolti i rispettivi impianti di epoca romana che si trovavano presso il villaggio descritti accuratamente da Pietro da Eboli, distrutti per sempre anche i resti della villa di Cicerone, scompare anche una grande sala termale romana, di forma circolare caratterizzata da sei finestre nella cupola, chiamata “Truglio”; e infine, il lago Lucrino subisce un drastico ridimensionamento, riducendosi a un decimo di quello che era stata la sua estensione in epoca romana; così come appare ancora al giorno d’oggi.
Oggi il lago di Lucrino possiede una notevole attrattiva per i buongustai: il ristorante La Ninfea, al quale se vi presentate a mio nome godrete di uno sconto. Inoltre, seppure notevolmente ridotte rispetto all’epoca antica, tuttavia non mancano in zona sorgenti di acque termali. Ancora utilizzate e frequentatissime per relax e terapie sono le Stufe di Nerone, situate ai piedi del Monte delle Ginestre, dove oltre agli impianti moderni per le immersioni, sono tuttora in uso alcune strutture di epoca romana quali gli ambienti voltati delle saune e una fangaia di forma circolare all’aperto. Vi è poi il Lido Nerone lo Scoglio in riva al mare ai piedi del Monte Grillo, dove è possibile immergersi nelle acque bollenti in apposite vasche situate sulla spiaggia.
Vicino al lago si trovano vari reperti archeologici: il Tempio d’Apollo, l’Antro della Sibilla Cumana (in realtà una grotta scavata nel tufo, di circa 200 m, probabilmente creata per collegare il lago al mare, la quale, per la suggestione dell’ambiente e le infiltrazioni d’acqua che creano un fiumiciattolo sotterraneo, veniva associata allo Stige infernale e ai luoghi dell’Acheronte) e la Grotta di Cocceio, un cunicolo scavato dai Romani per scopi militari che collegava il lago a Cuma; per non più visitabile a causa di danneggiamenti strutturali avvenuti durante la seconda guerra mondiale e da poco riaperto al pubblico.
Il lago ospita una comunità stanziale di folaghe insieme a germani reali e altri anatidi. Nelle acque sono presenti diverse specie di pesci tra cui bavose di acqua dolce, alborelle e specie alloctone ma anche pesci rossi e tartarughe d’acqua dolce domestiche liberate nel lago. Sono presenti anche bisce, rane e gamberetti d’acqua dolce.
Achille della Ragione