Le terme di Nettuno costituiscono un monumentale complesso termale che a lungo impressionò per la sua grandiosa scenografia gli antichi viaggiatori, che dal mare approdavano a Puteoli, non meno colpì in tempi più recenti gli eruditi che lo credevano un tempi , come il Capaccio che, nel 1607, affermava: “Fornici, teche archi, nei quali ponevano le statue, edere ricche di corimbi, la vicinanza di sotterranei ed accessi, ci spingevano a sperare di ritrovare scavando, qualcosa di interessante”. Non è facile oggi di fronte ai pur imponenti ruderi di questo impianto riprovare le medesime suggestioni, anche perché le terme appaiono in gran parte interrate.
Probabilmente collegato al complesso termale di Nettuno doveva essere il Ninfeo detto di Diana per una statua di una dea che vi fu rinvenuta. La sua costruzione in opera laterizia si colloca tra la fine del II secolo e gli inizi del III d.C.
Il minore e più antico anfiteatro puteolano è stato individuato durante i lavori per la costruzione del tronco della direttissima Roma Napoli(1915) che lo ha rovinato, attraversandolo centralmente
L’anfiteatro minore di Pozzuoli era un teatro di costruzione romana antica, di cui rimangono poche rovine; un classico anfiteatro romano di epoca augustea o pre-augustea. Gli assi dell’ellisse misuravano rispettivamente 130 e 95 metri. Le principali rovine arrivate a noi sono una decina di arcate che avevano funzione di appoggio della curva della cavea
In età flavia venne costruito il grande anfiteatro perché l’anfiteatro minore non era adeguato alle necessità dei ludi gladiatori.
Tra le testimonianze dell’epoca vi è il vaso in vetro di Odemira , in cui, insieme con altri edifici puteolani, sono raffigurati due anfiteatri: l’uno inferiore contrassegnato dall’emblema del flagello, come se fosse destinato alle venationes; l’altro superiore contrassegnato da una palma, come se fosse più propriamente adatto a combattimenti fra gladiatori. Infatti l’anfiteatro minore era stato costruito secondo il tipo dell’anfiteatro pompeiano senza i sotterranei e i servizi organizzati per le venationes di cui furono dotati gli anfiteatri costruiti successivamente.
Il minore e più antico anfiteatro puteolano è stato individuato durante i lavori per la costruzione del tronco della direttissima Roma Napoli(1915) che lo ha rovinato, attraversandolo centralmente
L’anfiteatro minore di Pozzuoli era un teatro di costruzione romana antica, di cui rimangono poche rovine; un classico anfiteatro romano di epoca augustea o pre-augustea. Gli assi dell’ellisse misuravano rispettivamente 130 e 95 metri. Le principali rovine arrivate a noi sono una decina di arcate che avevano funzione di appoggio della curva della cavea
In età flavia venne costruito il grande anfiteatro perché l’anfiteatro minore non era adeguato alle necessità dei ludi gladiatori.
Tra le testimonianze dell’epoca vi è il vaso in vetro di Odemira , in cui, insieme con altri edifici puteolani, sono raffigurati due anfiteatri: l’uno inferiore contrassegnato dall’emblema del flagello, come se fosse destinato alle venationes; l’altro superiore contrassegnato da una palma, come se fosse più propriamente adatto a combattimenti fra gladiatori. Infatti l’anfiteatro minore era stato costruito secondo il tipo dell’anfiteatro pompeiano senza i sotterranei e i servizi organizzati per le venationes di cui furono dotati gli anfiteatri costruiti successivamente.
Svetonio riporta che in un’occasione a causa della calca un senatore fu impedito all’accesso e Augusto per rimediare all’offesa stabili nuove regole per l’ingresso agli spettacoli.
Dione Cassio narra che nel 66 d.C., sotto il regno di Nerone, il liberto Petronio organizzò a sue spese nell’anfiteatro più antico di Pozzuoli, dei ludi con venationes in onore di Tiridate, nominato re di Armenia da Nerone, alla presenza di spettatori etiopici e stranieri presenti per portare tributo e onore al re. Tiridate volle partecipare allo spettacolo anche per dare prova delle sue capacità, uccidendo due tori con un sola freccia scoccata dalla tribuna d’onore.
Dione Cassio narra che nel 66 d.C., sotto il regno di Nerone, il liberto Petronio organizzò a sue spese nell’anfiteatro più antico di Pozzuoli, dei ludi con venationes in onore di Tiridate, nominato re di Armenia da Nerone, alla presenza di spettatori etiopici e stranieri presenti per portare tributo e onore al re. Tiridate volle partecipare allo spettacolo anche per dare prova delle sue capacità, uccidendo due tori con un sola freccia scoccata dalla tribuna d’onore.