di Ernesto Nocera
Cominciò Bettino Craxi con l’addebitare ai poteri forti le difficoltà incontrate nel realizzare il suo programma. Poteri forti che abitavano in via Filodrammatici, diretti da un certo Cuccia ed in corso d’Italia a Roma. I primi siedevano nel salotto buono della finanza e gli altri si opponevano all’abolizione della scala mobile. Per i miei giovani concittadini ricordo che la scala mobile era un sistema di adeguamento automatico dei salari all’andamento dell’inflazione. Ma così dicevano fior di economisti e si crea una spirale perversa. L’aumento dei salari genera inflazione che a sua volta genera un aumento dei salari e così via. Abolita la scala mobile per referendum, l’adeguamento è scomparso ma l’inflazione è rimasta. Era una cosa “ottocentesca”, ci siamo modernizzati e così i salari e le pensioni hanno perso potere d’acquisto e la ripartizione della ricchezza del Paese è andata ai profitti ed alle rendite. Come progresso non c’è male.
Intanto, sotto le paterne cure di Bettino un coccodrillino si preparava a diventare caimano. Cosa che fece appena il sistema politico italiano venne travolto da Tangentopoli. (Per chi l’avesse dimenticato: si trattava di un sistema illecito di finanziamento dei partiti di cui molti esponenti governativi ricavarono anche qualche vantaggio personale). Il caimano discese in campo, vinse le elezioni, firmò un contratto con gli italiani e cominciò a governare con un’ampia maggioranza. Ma chi incontrò sulla sua strada? I poteri forti che gli impedivano di fare le riforme. Stavolta i poteri forti erano dalle parti di Torino, e di piazza Indipendenza a Roma e, more solito, a Corso d’Italia: la feroce CGIL, l’orco che spaventava le imprese e impediva gli investimenti.
Travolto il cavaliere dalle sue disavventure fiscali ed erotiche, dopo un intermezzo di governi tecnici, finalmente arriviamo al governo attuale: giovane, dinamico, piacione e modernizzatore. Ma chi lo ostacola? Ancora una volta i poteri forti che stavolta hanno cambiato rappresentanza visto che Marchionne e Caltagirone (espressione dei “vecchi” poteri forti) adesso sono al suo fianco. Resta la Cgil. Perfino Luigi de Magistris (si parva licet componere magnis) attribuisce le sue disgrazie ai poteri forti (CGIL compresa). Insomma, se non l’avete capita è chiaro: il potere forte che impedisce ai governi di fare le cose buone è sempre il sindacato inteso come CGIL. Perciò: DELENDA CGIIL! L’ostacolo che impedisce al Paese di modernizzarsi è il sindacato.
A parte la considerazione che quelli che fanno questa affermazione non sono mai entrati in un luogo di lavoro, non hanno fatto turni, non si son dovuti battere per poche lire di aumento, pongo una domanda. E’ il sindacato, inteso come organizzazione di tutela degli interessi di un preciso ceto sociale: i lavoratori un ostacolo allo sviluppo? Allora perché non parlate mai di un altro sindacato che ha la stessa funzione e lo stesso scopo nei confronti di un altro ceto: gli imprenditori vittime – Picierno dixit – della prepotenza della CGIL? La Confindustria è il sindacato dei “patrons” (lo dico alla francese così me la lasciano passare) esattamente come la CGIL lo è dei lavoratori. Che facciamo? Schiacciamo anche loro? Perché i giovani rampanti renzini (o renziani) non parlano mai di questa organizzazione e del peso che ha nell’influenzare la vita politica ed economica del Paese? Ah! Saperlo, saperlo!