Ci sono cose in Italia che arrivano sempre dopo, sempre con ritardo e che non ci consentono di essere all’avanguardia come gli altri paesi d’Europa e del mondo. Questa nostra peculiarità riguarda anche il mondo del calcio, ovviamente: oggi parliamo dei tanto discussi stadi di proprietà. E’ ormai già qualche anno che i club europei ci incantano con le loro strutture ultra tecnologiche e di rara bellezza, adibite per ospitare i tifosi la domenica durante la partita ma anche durante la settimana con tutti i servizi presenti. Invece noi qui nel Bel Paese è ormai qualche anno che siamo costretti a vedere impianti spesso fatiscenti e abbandonati a loro stessi o troppo arretrati (ovviamente non si parla di tutti gli stadi italiani, ma comunque di una grossa fetta di questi ultimi). Allianz Arena, Emirates Stadium, Camp Nou, Santiago Bernabeu, Old Trafford, Amsterdam ArenA e Etihad Stadium sono solo alcuni dei nomi degli stadi europei tanto ammirati. In Italia , la Juventus è stata la prima società di calcio italiana a dotarsi di uno stadio di proprietà, aperto sette giorni su sette e capace di accumulare importanti ricavi, stimati in circa 35 milioni di euro l’anno. La Juventus è riuscita a costruire il nuovo stadio riuscendo a tenere bassi i costi di investimento e soprattutto a finanziare il progetto attraverso la vendita dei “naming rights” e degli spazi adiacenti per la costruzione di un centro commerciale . La seconda squadra in Italia è stata il Sassuolo con il Mapei Stadium, anche se non si può considerare uno stadio di proprietà a tutti gli effetti. Il modello di business adottato dal Sassuolo è diverso rispetto a quello della Juventus , in quanto la proprietà dello stadio è dell’azienda del patron, la Mapei. Infine c’è l’Udinese : la casa della squadra bianconera è un gioiello dell’impiantistica sportiva. A cominciare dalla sicurezza. Sugli spalti, infatti, vigila un sistema a circuito chiuso di 250 telecamere, duecento delle quali “sono in grado di monitorare i settori con un livello di precisione che consente di individuare, ed eventualmente identificare, ogni singolo spettatore”. Le tribune sono a ridosso del campo, senza barriere e con un parapetto in vetro che in Curva Nord e Distinti non supera il metro e dieci centimetri di altezza (nella Curva Sud e nel settore ospiti raggiunge i 2,50 metri). Lo stadio, aperto sette giorni su sette, comprende anche aree d’intrattenimento con bar, ristoranti e servizi per i tifosi e può ospitare incontri aziendali, convegni, meeting, eventi promozionali e di formazione grazie all’attrezzato Business Center. Insomma: una struttura per famiglie, sviluppata pensando più alla qualità che alla quantità. Dieci motivi per cui vale la pena costruirlo. Magari non tutti applicabili, ma rappresentano una mappa credibile verso lo sviluppo : 1. Fonti di ricavo tradizionali. Attraverso la vendita dei biglietti in occasione del singolo evento e degli abbonamenti stagionali, il club può inquadrare il tifoso in target definiti quali famiglie, giovani, donne. Ciò consente di gestire le vendite tenendo presente lo status economico di determinate categorie di persone che frequentano lo stadio. Non è certamente una novità del rapporto società sportiva-tifoso in sede di compravendita dello spettacolo calcistico, ma emerge con forza in quanto perno essenziale per le altre fonti di ricavo. 2. Fonti di ricavo alternative. Uno stadio moderno fa gola alle aziende che intendono sottoscrivere partnership di sponsorizzazione. Inoltre il club può alimentare le fonti di ricavo derivanti dai servizi di catering e merchandising a disposizione del tifoso all’interno dell’impianto in occasione delle gare casalinghe. E ancora, la creazione di uno spazio adibito a museo del club legherebbe gli introiti accessori alla storia e alla tradizione sportive. In ultima analisi, lo stadio in sé rappresenterebbe un modello di avanguardia da visitare e studiare con tour dedicati. 3. Fonti di ricavo extrasportive. Lo stadio come serbatoio di incassi svincolati dalla sua esclusiva fruizione calcistica, vale a dire un impianto a chiara impronta commerciale aperto 365 giorni l’anno con sale conferenze, ristoranti, parcheggi, palestre ed eventi non sportivi come concerti, fiere e raduni. Quanto basterebbe per creare posti di lavoro con un forte impatto sui livelli occupazionali del territorio. 4. Bilancio. Il club costruisce uno stadio di proprietà con finanziamenti privati, mettendo a bilancio un patrimonio scaturito da un investimento immobiliare. Il tutto in un contesto di consolidamento patrimoniale. 5. Brand awareness. Dal valore materiale a quello immateriale di un’operazione simile. Il club infatti avrebbe un significativo ritorno in termini di immagine e di valore del marchio: il brand U.S. Avellino abbinato allo stadio identificherebbe ancora di più la società sul mercato. 6. Supportership. Con uno stadio dotato di maggiore comfort, è più semplice dar vita a politiche di fan engagement, vale a dire di fidelizzazione, che consentano di intercettare nuove tipologie di tifoso come il pensionato o il vip. 7. Appeal televisivo. Miglioramento delle condizioni di ripresa e broadcasting dell’evento: con questi presupposti lo stadio consente una migliore diffusione dell’incontro di calcio a livello mediatico. 8. Sicurezza reale e percepita. Il nuovo stadio di proprietà rispetta i parametri normativi fissati dal governo italiano con l’emanazione di provvedimenti contro la violenza negli stadi. Pertanto, moderno diventa sinonimo di sicuro attraverso misure quali quelle del pre-filtraggio, dei controlli ai tornelli, della videosorveglianza e dei posti a sedere individuabili. 9. Sviluppo di politiche di public relationship e lobby. Lo stadio come luogo di incontro in grado di cementare le varie componenti del territorio, vale a dire i decision makers della politica, dell’imprenditoria, manageriali e dello sport. L’impianto moderno diventa così elemento di caratterizzazione di una comunità, non soltanto sportiva, bensì territoriale a tutto tondo. 10. Tempi di permanenza. L’aumento del tempo di permanenza dei tifosi all’interno dell’impianto è un fattore che si ripercuote positivamente sulla sicurezza (ottimizzazione del deflusso) e sull’aspetto economico (aumento dei ricavi da catering, merchandising e hospitality).