Man mano che arretra il pubblico, nel garantire servizi di assistenza e cura per le persone anziane e disabili, il carico ricade sulle famiglie, che devono accollarsi l’onere della cura e della spesa necessaria, per garantire una dignità di vita ai propri cari.
Si legge nelle pagine specializzate dei media che, il 70 per cento dell’assistenza domiciliare ad anziani e disabili, avviene attraverso il ricorse alle cosiddette “badanti”.
Il volume di risorse economiche private impiegate, nel complesso, si attesta su cifre a sei zeri.
Importi appetibili per chi: intercettando le difficoltà delle famiglie ad individuare la persona adatta alla cura del proprio familiare; le necessità lavorative di assistenti, a volte anche laureate, provenienti da paesi extra UE, nel trovare lavoro; nel costo, a volte pesante, che le famiglie devono sostenere; si candida a risolvere problemi complicati.
Sono sorte come funghi agenzie che offrono servizi domiciliari di “badantato” ed altro, con ammiccanti insegne.
Ma come operano queste agenzie, con quali garanzie di qualità del servizio e del lavoro delle operatrici/degli operatori, questo è del tutto sconosciuto.
Per operare in Italia, come in Campania, nell’ambito dei servizi di assistenza domiciliare alle persone anziane, non autosufficienti e disabili, è necessariamente, per legge, essere autorizzati, iscritti in un albo pubblico, consultabile dai cittadini, a garanzia di standard operativi di qualità.
Lo stesso, se ci si vuole limitare a facilitare l’incontro tra operatrice/operatore, in cerca di lavoro, e le famiglie, che necessitano di supporto, bisogna essere autorizzati dal ministero del lavoro ed iscritti nell’albo informatico delle agenzie per Il lavoro.
Se si va sui siti delle istituzione deputate al rilascio delle autorizzazioni, e si consultano gli elenchi, non si trova traccia di queste agenzie.
Ne qualcuno, si occupa di verificare come queste agenzie operano, in quale alea di legittimità garantiscono servizi, se rispettano le norme amministrative e fiscali, locali e nazionali, quali garanzie di qualità e serietà offrono in un settore così delicato come la cura di persone fragili.
Eppure sono particolarmente visibili, localizzate spesso in luoghi ad alta frequentazione, con pubblicità sui media e sui sistemi comunicativi di strada molto evidenti.
Se poi si ascoltano le voci di strada, sia di operatrici/operatori, che di potenziali clienti, si scopre che le forme di erogazione del servizio si collocano spesso nell’illegalità.
Fantomatiche associazioni di utenti offrono un servizio, mascherandolo come attività associativa, a cui, invece di un corrispettivo, si riconosce un ”contributo associativo”, che sfugge a qualsiasi controllo fiscale, ricorrendo a prestazioni di operatori cosiddetti “a nero”.
Il ricatto a cui sottopongono le famiglie, con un minor costo del servizio, e le operatrici/operatori, che lavorano senza alcuna copertura assicurativa, previdenziale e contrattuale, è l’elemento di “sostenibilità di mercato”.
In parole povere “caporali eleganti che incassano un quota per far incontrare una persona che ha bisogno di lavorare, anche a condizioni vessatorie, e una famiglia che fa fatica a sostenere i costi della cura di un proprio congiunto”.
Mettendo a rischio operatrice/operatore, che spesso trattasi di cittadini extra UE, di una permanenza illegale nel territorio Italiano, se pur impegnate lavorativamente, e le famiglie, che commettono reato penale ospitando un operatrice/operatore, privo di coperture contrattuali, senza titolo di permanenza nel nostro territorio nazionale.
A noi spetta il compito di segnalare eventuali distorsioni del sistema, alle istituzioni pubbliche, alle polizie locali e nazionali e alla magistratura spetta il compito di verificare chi opera nella legittimità e chi, invece approfitta di fragilità e debolezze delle persone, lavoratrici/lavoratori e utenti, per interessi che certo non sono della collettività.