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IL CARCERE DEI DIRITTI, VERSO GLI STATI GENERALI

Adriana ToccoSi è tenuto oggi, 9 giugno, alle ore 9.30, presso il Circolo degli Ufficiali al Palazzo Salerno (piazza del Plebiscito, Napoli) il convegno intitolato “Il carcere dei diritti, verso gli Stati Generali” a cui hanno preso parte il Ministro Andrea Orlando e il Presidente Emerito Giorgio Napolitano. Ad aprire i lavori è stata la Garante regionale della Campania, Adriana Tocco che ha discusso in primis circa la rilevanza di Napolitano nel processo che ha favorito l’adempimento dei dettami europei, soffermandosi poi sulle ragioni specifiche del convegno: la volontà di aprire il dibattito verso nuove modalità di “pena” che permettano di andare oltre la sua stessa denominazione (“spero che la pena non si chiami più così” ha dichiarato infatti la Tocco) puntando verso modelli alternativi, maggiormente responsabilizzanti: “Il carcere non diminuisce la recidiva, è dunque improduttivo per la sicurezza sociale”.

Di seguito vi riportiamo l’intervento nella sua completezza.

“Desidero innanzitutto ringraziare il Presidente Emerito, non solo per averci oggi onorati della sua presenza, ma anche e soprattutto per la fermezza e la costanza con cui negli anni del suo mandato ha richiamato la politica e l’opinione pubblica al rispetto della dignità di ogni persona anche se reclusa e all’obbedienza del dettato costituzionale circa la finalità della pena. Lo ha ribadito il Ministro Orlando all’apertura degli Stati Generali, affermando che non sarebbe bastata la condanna di Strasburgo, senza l’incitamento continuo di Giorgio Napolitano, non si sarebbero mai ottenuti i risultati raggiunti.

Io a mia volta voglio ricordare come il Presidente per primo abbia ricevuto i Garanti dei detenuti, riconoscendone così il ruolo e abbia voluto rendersi conto personalmente dello stato degli Istituti penitenziari visitando il carcere di S. Vittore e quello di Poggioreale. Dopo queste visite il Presidente ha inviato alle camere il messaggio sulla situazione penitenziaria.

Le ragioni del convegno risiedono nell’impegno che i Garanti presero durante l’incontro con il Ministro, di affrontare nei territori alcuni temi e sensibilizzare l’opinione pubblica in preparazione degli Stati Generali ma derivano anche dalla conoscenza profonda che i Garanti hanno del carcere nella sua quotidianità, dalla constatazione della quantità di dolore che vi si trova, per la privazione degli affetti, per la perdita di senso della propria vita, per la spoliazione di qualunque cosa porti a riconoscere se stessi, per il dover dipendere in tutto dagli altri, con quel processo di deresponsabilizzazione che caratterizza la maggior parte degli Istituti penitenziari italiani.

Gli Stati Generali della detenzione sono stati aperti il 19 maggio a Bollate, prevedono 18 tavoli di elaborazione sui temi più importanti per la vita quotidiana dei reclusi. È stato lo stesso Ministro a riconoscere che se l’emergenza sovraffollamento è stata quasi completamente superata grazie alle nuove norme, non si sono risolti gli aspetti riguardanti la qualità della pena.

Non si parte da zero, nella passata legislatura hanno lavorato 4 commissioni, che hanno prodotto certamente risultati. Ma se la commissione alla quale ho partecipato ha prodotto linee per il cambiamento giorno per giorno, Ora si tratta di tradurre linee di indirizzo in norme cogenti, si tratta cioè di procedere a una grande riforma. Questo potrà essere facilitato dal fatto che i tavoli affronteranno non più la vita del carcere a tutto tondo, ma ogni tavolo approfondirà un aspetto.

Dicevo norme cogenti. Ad esempio se il principio della territorialità della pena esiste ed è norma cogente immagino che non si possano più avere rigetti di trasferimenti vicino alla famiglia, per misteriosi motivi di opportunità penitenziaria o altrettanto nebulose ragioni di ordine e disciplina. Spero anche che vengano emessi regolamenti omogenei per tutti gli istituti, evitando l’afflittività gratuita per la quale la pena è più o meno pena in modo assolutamente casuale, dipende dal carcere nel quale si capita. Spero che si incrementi la strada già intrapresa del ricorso alle pene alternative, riservando la detenzione ai casi più gravi. Spero che l’Italia si avvii sulla strada di quei paesi che hanno un modello di carcere responsabilizzante e tengono in gran conto gli affetti familiari, e che si possa così cominciare a riflettere anche qui sulla questione della sessualità. Spero che la pena non si chiami più così, che diventi invece un momento di riflessione sul proprio vissuto e di conseguente cambiamento di comportamento.

Mi auguro dunque che gli Stati Generali diano vita a una grande riforma organica e di sistema, superando i provvedimenti di urgenza, che si riesca a coinvolgere l’opinione pubblica, a battere la demagogia di chi cavalca il senso comune che quasi mai coincide con il buon senso e ha portato negli ultimi anni a voler risolvere tutto con il carcere, che, come dichiarano i dati, non diminuisce la recidiva, è dunque improduttivo per la sicurezza sociale. Noi dobbiamo invece dimostrare l’utilità sociale della trasformazione. Il ministro ha definito il carcere questione “scabrosa” ed è vero, è duro battere il populismo penale, occorre perciò l’impegno di tutti, anche dei media, presso l’opinione pubblica”.

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