Ci sono storie che penetrano nei cuori delle persone e nell’immaginario da resistere allo scorrere del tempo e ai cambiamenti, riuscendo a divenire quasi immortale. È questo il caso della tragedia shakespeariana “Romeo e Giulietta”.
Pare che William Shakespeare nello scrivere la sua opera più famosa sia stato indirettamente influenzato dalla storia di Mariotto e Ganozza raccontata da Masuccio Salernitano nel suo “Novellino”. Tommaso Guardati, soprannominato successivamente Masuccio Salernitano, nacque a Salerno nel 1410. Esponente di una famiglia nobile molto ricca, dapprima tentò la carriera ecclesiastica successivamente, dopo aver dismesso la toga, si trasferì a Napoli alla corte di Alfonso D’Aragona, nella quale entrò in contatto con i maggiori rappresentati della cultura umanistica.
Da Luigi Settembrini viene definito “il Boccaccio napoletano”, infatti la storia è ambientata a Siena, Mariotto e Ganozza erano due amanti che presi dal fuoco della passione decisero di sposarsi in segreto. Poco dopo Mariotto, si macchiò di omicidio. A causa di questo delitto il nostro protagonista venne condannato a morte. Ganozza pur di seguire il suo amato non esitò a farsi credere morta e travestendosi da frate, grazie ad una finta identità, si mise in viaggio per la città egiziana.
Mariotto decise di far ritorno a Siena, nel frattempo però Ganozza giungeva ad Alessandria d’Egitto e quando venne a sapere che Mariotto era rientrato in Italia, la giovane subito organizzò il viaggio di ritorno nella città natale. Giunta a Siena apprese che il suo amato era stato giustiziato a causa del suo crimine, appena tre giorni prima. Inorridita dal dolore la giovane decise di chiudersi in convento ma non sopravvisse a lungo al suo amato e poco dopo morì di dolore.