«Voglio che si veda cosa mi ha fatto, questo non è amore». Con queste parole, l’altra sera, sul palco del Maurizio Costanzo Show, in onda su Canale 5, una giovane donna ha fatto un atto di grande coraggio, che ha colpito tutti per umanità, forza, determinazione.
Parlo di Gessica Notaro, 27 anni, una ragazza bella che aveva sfilato da miss, e che la sera dello scorso 10 gennaio è stata ferita nella sua identità. Colpita al viso, sfregiata dal suo ex fidanzato. Una storia purtroppo simile a tante altre.
Si somigliano tutte queste vicende di spaventosa sottocultura del dominio e del maschilismo. Un grande amore, il progetto di sposarsi, la convivenza, poi le cose che cambiano e la decisione di lei di andare via, di chiudere quella storia. Allora lui non ci sta. La ragazza è “cosa sua”, non può andarsene, non può lasciarlo. Prima si dispera, poi la perseguita. Minacce, botte agli amici, ossessioni, appostamenti. Partono le denunce. La Procura chiede l’arresto, il Gip dispone solo il divieto di avvicinamento. Una sera, l’uomo compra una bottiglia di Idraulico liquido, attende la ragazza sotto casa e appena la vede, la aggredisce. Le rovescia l’acido addosso, sul viso in particolare, e la ferisce gravemente.
Dopo qualche mese, i segni sono ancora evidenti e Gessica decide di mostrarli, senza reticenza. Il conduttore la rassicura: “Può non farlo, se crede”. Ma lei decide di togliere il foulard e di mostrare tutto. L’occhio sinistro è bendato, non si sa ancora se tornerà a posto. Tutto il viso è gonfio a causa di silicone, farmaci, interventi chirurgici. I tratti della bellezza di una volta sono svaniti ma c’è una bellezza più grande, che è quella del coraggio e della forza. La ragazza mostra tutto: vuole far capire, per indicare, perché si veda che “questo non è amore”, e che la battaglia contro la violenza di genere è, prima ancora che repressiva, di cultura, di mentalità, di conoscenza.
Il tema mi sta particolarmente a cuore da tempo. Ho seguito anche il caso di Carla Caiazzo, la ragazza di Pozzuoli, data addirittura alle fiamme dall’ex compagno. E da questo impegno ho tratto la volontà di presentare una Proposta di legge, di cui sto ultimando la stesura e che punta proprio a colpire l’attacco all’identità delle donne. Oggi, questi gesti sono puniti come tentato omicidio – con molte difficoltà interpretative – oppure più spesso come lesioni personali gravi, con una pena che considero troppo esigua per la gravità del fatto. Credo che vada introdotto, quindi, nel Codice un nuovo reato, che individui proprio l’attacco all’identità, l’obiettivo cioè di “uccidere” in qualche modo la persona pur lasciandola viva, cancellandone i tratti di riconoscibilità.
Un nuovo reato che va punito con più forza, con una pena minima che sia almeno di dodici anni se non di più. In modo da segnare con forza l’impegno, almeno penale, su questo tema, e di non lasciare alcuno spazio a interpretazioni.
«Non sono vendicativa, ma non lo perdono», ha detto Gessica. Credo che abbia ragione. Nessuno deve inseguire vendette ma giustizia sì. E la giustizia deve agire non solo rapidamente ma con forza. Spero, si possa presto mettere a disposizione della giustizia un nuovo strumento.
Michela Rostan ( deputato Art.1)