L’Immacolata Concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; tale dogma non va confuso con il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria. Il dogma dell’Immacolata Concezione riguarda il peccato originale: per la chiesa Cattolica infatti ogni essere umano nasce con il peccato originale e solo la Madre di Cristo ne fu esente: in vista della venuta e della missione sulla Terra del Messia, a Dio dunque piacque che la Vergine dovesse essere la dimora senza peccato per custodire in grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo. Il culto dell’Immacolata Concezione fu “importato” nel Sud dell’Italia nel secolo VIII dall’Oriente, dove era la forma in cui sopravvissero antichi culti pagani, ed ebbe immediatamente fortuna. Esso non trova un fondamento diretto nella Bibbia, ma è il risultato di secoli di studi e discussioni che con il tempo sono entrati a far parte della Tradizione della Chiesa Cattolica, ossia un corpo eterogeneo di nozioni che derivano dalla vita di chi ha vissuto secondo gli insegnamenti di Cristo, secondo dunque un processo che ha le basi nella Rivelazione di Dio agli uomini. Oltre ad alcuni passi della Bibbia considerati dalla teologia a sostegno del dogma (tra cui il passo dell’Annunciazione, che vediamo rappresentato nella foto sopra), abbiamo perciò gli scritti apocrifi, le opere dei Padri della Chiesa, la Scolastica, dibattiti e discussioni tra chi sosteneva l’Immacolata Concezione e chi, al contrario, voleva dimostrare che Maria fosse nata con il peccato originale, in quanto discendente di Adamo. Alla fine, come abbiamo detto, si affermò l’orientamento secondo cui ella avesse una natura speciale per merito della grazia divina, in modo che il Figlio di Dio, Cristo, fosse dato alla luce da chi era completamente pura, libera dalla colpa dell’Eden e da ogni peccato. Il giorno 8 dicembre 1816 avvenne l’unione formale dei Regni di Napoli e di Sicilia, che formarono il Regno delle Due Sicilie, da parte di chi era contemporaneamente Ferdinando III di Napoli e Ferdinando IV di Sicilia, il quale divenne Ferdinando I delle Due Sicilie. Da rimarcare in questa giornata , sono le parole del Cardinale Sepe che ha dichiarato : «Facciamo rete, siamo uniti» è l’appello rivolto a tutta la comunità, alle istituzioni: «Insieme per difendere e salvare la città, il futuro delle famiglie e dei nostri giovani». «Ciascuno faccia quello che è di sua competenza e dia quanto può; comprendo benissimo che nessuno ha la soluzione magica né ha risorse nascoste, ma senz’altro si possono dare idee, consigli, suggerimenti, progetti, condivisione operativa e organizzativa». «L’8 ed il 9 febbraio i vescovi del Sud e della Sardegna si riuniranno a Napoli per parlare di giovani e lavoro» annuncia il cardinale. «Lavoro e giovani sono un connubio inscindibile – afferma – che è al centro del malessere diffuso e che può rappresentare la chiave del cambiamento e della bonifica delle nostre terre da violenza, criminalità». «È il lavoro al quale dobbiamo tendere, perché è con il lavoro che salviamo la famiglia, la comunità, i giovani. Affrontiamo il tema con umiltà, assieme a coloro che, per scienza ed esperienza, sono in grado di avanzare proposte indicare percorsi». «Noi come chiesa del Sud abbiamo scelto questo orientamento. Non abbiamo soluzioni muscolose, ma anche noi abbiamo il dovere di non stare a guardare, di non aspettare né di demandare ad altri». «Non vogliamo fare analisi, perché troppe e da troppi anni ci sono state propinate. Vogliamo ragionare di lavoro, facendo leva sul possibile e proponendo progetti»