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“IL DIO-SALDATORE SI E’ INCALMATO”.UNA RIFLESSIONE DI DON MARCO POZZA,CAPPELLANO DELLA CASA DI RECLUSIONE DI PADOVA.

È la notte di Natale, siamo dietro le sbarre di una patria galera del Nord-Est, quello contorto e gentile. Un pugno di gente: un prete annuncia la nascita, mentre tredici uomini – più avanzi d’umano che uomini tutt’interi – «gente avariata» direbbe qualcuno – mezzi assaliti dal sonno. Notte santa, notte generosa, notte d’intrepida attesa. Notte-con-Dio. All’oscuro dell’italiano, com’è per tanti detenuti che hanno fatto della scarpata-della-strada la loro scuola, uno di loro si prenota col dito una delle preghiere dei fedeli stampate sul foglietto, sempre le solite, quasi sempre senza vita, sovente insipide e amorfe. Che importa? Da che mondo è mondo, sono sempre gli uomini a fare la differenza: al tempo dei faraoni, al tempo del bullo Erode. Ai nostri tempi. Salvatore – chissà se si chiama proprio così o se ha imparato a chiamarsi così – legge la seconda delle cinque preghiere che recita: «Nel mistero del Dio incarnato… preghiamo Dio salvatore» e tutti rispondono: «Ascoltaci, o Signore!». Non sempre ciò che si legge corrisponde a ciò che sta scritto: tra lo scritto e il letto di mezzo ci passa la vita: quella che sorprende e acciuffa, che stupisce e smarrisce, vita-sempre-vita. Salvatore non legge ciò che c’è scritto, legge ciò che capisce. Di più: legge ciò che gli risuona nel cuore più che quello scritto a tavolino da altri. Legge tutto d’un fiato, come chi prende la rincorsa per fare il salto migliore. Legge: «Nel mistero del Dio incalmato… preghiamo Dio saldatore» e tutti rispondono: «Ascoltaci, o Signore!». Alzo gli occhi, anche solo per strappare un sorriso: la loro compostezza, però, scoraggia la mia ilarità. Nessuno sorride, forse manco si sono accorti: tutti ignoranti? Oppure Salvatore ha detto semplicemente ciò che anche loro pensavano nel profondo del loro cuore. Il Dio incalmato, non il Dio incarnato. Eh, già! L’incarnazione è roba troppo astratta, odora di teologia e di frasi spurie, non trattiene l’odore consunto della terra, la voracità inimmaginabile del «Dio fatto carne» (Gv 1,14). L’incarnazione è dogmatica, troppa lontananza per i poveracci, ancora lungi dal loro essere terra-terra. Per loro dire che Dio si è incarnato non dice nulla. Al contrario dire che Dio si sia incalmato, è tutto un programma, il più ardito dei tentativi mai accaduti. «Incalmare» è verbo della botanica, sudicio di letame, gergo contadino: deriva dal termine medievale «calamus – stelo/ramo» e riguarda l’inserimento di un ramo di una pianta su un’altra di diversa varietà, per ottenere una nuova pianta. È, cioè, un tentativo di migliorìa, trucco da esperti, un tocco di finezza botanica: incalmare è semplicemente sinonimo di innestare. Natale? La divinità s’incalma nell’umanità, Dio s’innesta nell’uomo, l’Onnipotente s’incastra nell’impotenza. Esattamente ciò che dice Gv 1,14 che solo l’esegeta Salvatore carcerato in Padova ha saputo rendere alla lettera: «Il Lògos-carne/fragilità fu fatto; Dio si è incalmato e venne ad abitare in mezzo a noi». Non è finita qui, però. Salvatore, forse, era preoccupato che qualcuno non s’intendesse di botanica e, perciò, rischiasse di non capire cos’è Natale. Così, sfacciatamente geniale, ha firmato la seconda manovra da fuoriclasse: «Preghiamo Dio saldatore». Saldatore! La salvezza è una saldatura, congiungere due o più cose insieme in modo da formarne una sola. Natale è la saldatura di Dio! Il Cielo si stringe alla terra, Dio s’aggroviglia in un abbraccio con l’uomo, il suo sogno diventa segno per tutti: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). Dio è il saldatore, il Bambino è la saldatura: la terra è saldata, e quindi anche salvata. L’aggancio è riuscito: Dio, incalmandosi, ha saldato la terra col Cielo. Un infarto ha colto improvviso Salvatore dentro la sua cella di galera e Salvatore Tremiterra, poco oltre i quarant’anni, è morto. Un pover’uomo in mezzo a una ciurma di poveri-cristi. Ho celebrato il suo funerale: il funerale di Salvatore, il mio-piccolo-salvatore. L’uomo sbagliato che ha salvato il mio/il nostro Natale dal rischio dell’astrazione e della banalità occasionale: il Dio-saldatore si è incalmato. Solo ai poveri Dio concede il lusso di dargli così sfacciatamente del tu senza renderlo banale.

don Marco Pozza,cappellano della casa di reclusione di Padova
Natale 2016 – Nuovo Anno 2017

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