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Il festival del cinema dei diritti umani di Napoli e la necessità di riportare il carcere al centro del dibattito pubblico

Il Festival del cinema dei diritti umani di Napoli è arrivato quest’anno alla sua XII edizione, con eventi che si sono svolti esclusivamente online e che possono essere seguiti e rivisti sull’apposito sito web cineapolidiritti.online fino al 28 novembre. Tra i temi trattati quello della pandemia e del suo effetto sul carcere, discusso in una sezione del festival dal nome “La pandemia oltre il muro”. Il coronavirus ha infatti superato le mura dell’istituzione carceraria, causando più di mille contagi tra popolazione detenuta e il personale penitenziario, dimostrando che-nonostante le sterili polemiche- il carcere non è affatto un luogo impermeabile al contagio né sicuro. Anzi, la pandemia è stata in grado di mettere in evidenza tutte le criticità e le falle di un sistema penale e penitenziario che si dimostra sempre meno utile a quella che è la sua funzione.

Il festival da anni persegue l’obiettivo di portare all’interno del carcere il cinema e l’arte, essendo ben consapevoli gli stessi organizzatori dell’importanza di tali strumenti all’interno del percorso rieducativo e risocializzante del condannato. Tra le iniziative messe in campo la presentazione e proiezione, presso il centro penitenziario di Secondigliano, di un film che il regista Giovanni Meola ha girato lo scorso anno all’interno della casa circondariale di Poggioreale e alla cui realizzazione hanno partecipato diversi tra gli stessi reclusi, le cui storie e testimonianze sono ivi raccontate.

Si è inoltre tenuta una tavola rotonda sui temi del carcere e della crisi pandemica, cui hanno preso parte molti ospiti autorevoli, tra cui il Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, l’ex magistrato Gherardo Colombo e la direttrice del carcere di Secondigliano Giulia Russo.

Molto dure le parole del professore Ciambriello sul tema: “Il garantismo in Italia è sparito. Stiamo retrocedendo sul campo dei diritti”. Ritiene infatti che l’attenzione sull’emergenza pandemica nelle carceri sia assolutamente inesistente da parte della politica e della società civile, quando in realtà sarebbe necessario agire immediatamente per evitare un quadro ancor più grave di quello attuale. Le misure varate dal Governo sono infatti assolutamente insufficienti e si scontrano con i dati della realtà, in particolare con quello della mancanza di braccialetti elettronici. “Bonafede minimizza. Le carceri sono state al centro del dibattito pubblico solo quando si è trattato delle rivolte”.

La poca attenzione e in particolare la visione distorta che si ha del carcere da parte dell’opinione pubblica sono stati al centro anche dell’intervento di Gherardo Colombo, che ha sottolineato come luoghi in cui dovrebbe operarsi il recupero e la risocializzazione di soggetti, diventino in realtà luoghi di sofferenze e afflizione in cui si consuma la vendetta pubblica, di cui tutti sembrano avere sempre più sete.

Questi eventi sono fondamentali per accendere i riflettori su un mondo troppo spesso dimenticato e che in questo periodo di emergenza sta scontando tutti i problemi che avrebbero dovuto essere risolti da anni. E’ necessario agire, prima che sia troppo tardi.

A cura di Giusy Santella

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