Ospiti del programma Riflessione, su Tele A, Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale e Don Franco Esposito, cappellano di Poggioreale, hanno affrontato le problematiche legate agli istituti di pena, in particolar modo in questo periodo pandemico.
“Le criticità del pianeta carcere, come sovraffollamento, problemi legati alla sanità carceraria, difficoltà del reinserimento post pena, mancanza di programmi trattamentali, sono state tutte accentuate dalla pandemia, la quale ha poi provocato un disastro relazionale: improvvisamente i detenuti si sono trovati nell’impossibilità di avere colloqui, sostituiti solo successivamente dalle videochiamate”. Ha esordito così il professore Ciambriello, che ha poi parlato di dati molto preoccupanti in merito alla pandemia: “i dati sono allarmanti, malgrado la politica cerchi di nasconderli: migliaia di detenuti contagiati, 11 detenuti morti, di cui 4 solo in Campania, migliaia di agenti di polizia penitenziaria positivi e 9 morti (1 in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in Campania), lo stesso dicasi del personale sanitario”.
Ma i numeri dei contagiati non sono l’unico tema preoccupante: “drammatici sono stati i problemi psichici sorti e acuiti durante questo tempo di pandemia. Queste ferite non si guariscono, i detenuti e i loro familiari li porteranno con sé. La pandemia ha però permesso di svelare un grande inganno, che è quello della risposta del carcere alla domanda di sicurezza della società. Si tratta di un inganno perché è una risposta fallimentare. Basti pensare che l’80% dei detenuti che finisce la pena in carcere, poi vi ritorna”. Così Don Franco Esposito, che ha invece dimostrato- dati alla mano- quanto possa essere utile scontare la propria pena in un regime alternativo alla detenzione, come è possibile fare nella casa di accoglienza da lui fondata a Napoli. Ha così continuato: “Per chi accede a misure alternative la recidiva si abbassa a meno del 10%. Eppure continua a mantenersi il carcere come unica risposta alla domanda di sicurezza proveniente dalla società. I politici hanno paura di perdere consensi”.
Allo stesso modo il Garante campano Ciambriello ha sottolineato come ci sia stata un’inversione di tendenza tra la prima e la seconda fase della pandemia: “Se nella prima fase della pandemia molti magistrati hanno concesso gli arresti domiciliari- salvando molte vite- nella seconda fase non è stato così, complice una campagna populista e giustizialista portata avanti in questi mesi. In Italia l’unica pena utilizzata e pensata come possibile è il carcere, eppure ci sono troppi detenuti in custodia cautelare e addirittura tantissime ingiuste detenzioni”.
“Lì dove si vive un’ingiustizia, noi dobbiamo dichiararla: il carcere ora è una realtà ingiusta, che fa male, al detenuto e alla società: chi esce dal carcere ha consapevolezza di aver subito una condanna di molto superiore al reato che ha commesso, non ricevendo invece ciò che è prescritto dalla Costituzione, ossia la rieducazione e il reinserimento”: ha così concluso don Franco Esposito, mentre il Garante Ciambriello ha invitato la politica ad essere meno cinica e pavida, investendo finalmente in un carcere più umano, ma soprattutto in una pena realmente finalizzata alla rientro in società.
A cura di Giusy Santella