È accaduto circa una settimana fa, quando la Camera dei Deputati ha approvato due mozioni vicine ma anche lontane, e alla fine per niente concilianti tra di loro. Tema: il riconoscimento della Palestina come Stato. Una è quella proposta dallo stesso PD, che impegna il governo a promuovere il riconoscimento della Palestina di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace; l’altra è quella dei centristi di Area Popolare (UdC e NCD) e di Scelta Civica, che sfiora il tema andando dritto però verso un’altra questione: il raggiungimento di un’intesa politica tra il gruppo islamico Hamas e il suo antagonista laico Al-Fatah, ritenuta come il presupposto indispensabile per ottenere quel riconoscimento. Attenzione, poi, alle parole: il PD si impegna a “promuovere” il riconoscimento del suddetto Stato. Ma promuovere verso chi? Perché non riconoscerlo e basta fin da subito? Se accetta e assume su di sé e sull’intero governo italiano un impegno del genere, vuol dire che la Palestina va bene già così com’è. In parole povere, il nostro governo prima ha detto: «Noi ci impegniamo affinché gli altri riconoscano lo Stato della Palestina, ma noi per primi ci andiamo cauti», e qualche minuto dopo: «Noi la Palestina la riconosciamo soltanto a queste condizioni». Perché allora contraddirsi con la seconda mozione, in cui si annunciano le condizioni primarie da cui si dovrà passare necessariamente prima di arrivare al fatidico riconoscimento? Sembra che i due testi siano in apparente contraddizione, e la confusione è dentro e fuori le nostre aule parlamentari.
Innanzitutto, il capogruppo del PD alla Camera, Roberto Speranza, ha annunciato in un tweet che è stata approvata la «mozione per il riconoscimento della Palestina», mentre Fassina, anche lui PD, ha detto che il testo degli alfaniani «è il contrario della nostra mozione perché non prevede il riconoscimento dello Stato», e che quindi non l’avrebbe votato. Intanto, l’ambasciata israeliana a Roma ha fatto sapere di aver apprezzato la scelta del nostro Parlamento di non riconoscere lo Stato palestinese, mentre l’ambasciata della Palestina comunicava ai deputati di Sel di aver gradito il voto in favore del Paese che rappresenta. A quanto pare, nessuno, neanche gli addetti ai lavori, ci ha capito niente.
Alcune questioni meritano una riflessione più approfondita. Innanzitutto, un po’ di storia. Quaranta anni dopo la nascita dello Stato di Israele, nel 1988 viene proclamato anche uno Stato della Palestina, che di fatto ha ancora una fragile organizzazione politico-statale, quasi inesistente, e un assetto geografico ancora da stabilire. L’occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza rimane ancora da definire. L’Italia fa parte della stragrande maggioranza dei Paesi che hanno riconosciuto Israele, ma non di quelli (decisamente meno numerosi) che hanno fatto altrettanto verso la Palestina. Ora, la mozione del PD che si impegnava a nome del governo a riconoscere lo Stato palestinese, parlava dei confini del 1967 e di Gerusalemme quale capitale condivisa: stiamo parlando, cioè, della parte est della città, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza attualmente controllate da Hamas, ma occupate da Israele, che ne mantiene il controllo delle frontiere. E già questo sarebbe un bel nodo da sciogliere, anche per l’ONU che annovera entrambi i Paesi al suo interno, perché noi qui possiamo deliberare quel che vogliamo, ma poi bisogna pur convincere Israele e Palestina a mettersi d’accordo, altrimenti non se ne fa nulla. E qui veniamo al secondo nodo. Che ogni nazione possa avere i suoi confini, la sua terra, il suo Stato è cosa buona e giusta, ma riconoscere la Palestina come Stato in questo momento non significherebbe anche riconoscere un governo presieduto da un’organizzazione politica inaffidabile, guerrigliera e addirittura considerata terroristica dall’Unione Europea? Le dichiarazioni di Hamas in merito alla Shoah e le sue posizioni sullo Stato israeliano sono preoccupanti, temibili per la popolazione ebraica. Senza parlare del fatto che il suo indottrinamento militare dei bambini e i suoi crimini contro l’umanità (come già denunciato da Human Rights Watch) ne fanno un interlocutore tutt’altro che credibile. Infine, la stessa Hamas non riconosce Israele. E questo la dice lunga. In Italia si fa presto ad approvare mozioni superficiali e inconcludenti, che alla fin fine non dicono niente e portano a un nulla di fatto, ma il dibattito è serio. Vogliamo davvero approvare uno Stato, e con esso il suo governo, che proclama liberamente la distruzione della rivale Israele? Allora meglio il testo dell’Area Popolare, che almeno ha compreso che, se prima Hamas e Al-Fatah non depongono le armi, qualunque riconoscimento da parte di chicchessia sarà completamente inutile.