Vi sono profonde divergenze di vedute fra le due sponde del Mediterraneo che hanno ostacolato la formazione di un comune approccio euro-mediterraneo ai problemi di sicurezza della regione. Oggi i conflitti, in questa regione multietnica ma soprattutto multireligiosa, quasi non si contano. Molte le zone in fibrillazione diretta per i focolai di battaglie, altre quelle che si trovano a far fronte ai problemi che di riflesso si riversano soprattutto sulla sponda Nord: l’immigrazione tra tutte.
I tentativi di guardare al Mare Nostrum come unica regione sono stati diversi, purtroppo naufragati come le “barche della speranza” che ogni giorno lo attraversano, cariche di anime in fuga da realtà disastrose per finire in lager dal futuro poco chiaro. L’UE ha provato la Politica Europea di Vicinato (PEV), sperando di contrastare l’emergenza di nuove linee di divisione tra Europa e Paesi del vicinato, ma anche di rafforzare stabilità, sicurezza e benessere nell’area favorendo maggiore integrazione politica ed economica. A rifletterci oggi, possiamo dire che è riuscita molto più l’integrazione con l’est, nonostante la situazione critica tra Ucraina e Russia. Le guerre sulla sponda Sud, purtroppo, hanno portato ad una situazione di incertezza con migliaia o milioni di profughi costretti a scappare da paesi con governi deboli.
Altre sono state le luci, fioche a giudicare dai risultati ottenuti, che si sono accese per poco sull’integrazione Mediterranea. Ci ha provato Sarkozy, quando era presidente in Francia, con l’Unione per il Mediterraneo che ha provato a segnare una svolta decisiva nell’interazione con i paesi nord africani. Tutto arenato tra le sabbie del deserto appena sotto quei paesi della cosiddetta Sponda Sud.
E l’Italia? Non ha mai avuto, durante questi slanci di coraggio di altre nazioni, un ruolo convince verso i paesi bagnati dal Mediterraneo nonostante il suo posto privilegiato. Adesso il compito difficile dell’Unione Europea e della nostra penisola: la prima istituzione dovrà cercare di imporsi, in uno scenario internazionale, come forza in grado di placare i venti di guerra che spirano ai confini estremi del continente. La seconda dovrebbe avere il coraggio di capire la sua strategica centralità, anche come nodo cruciale per i traffici economici.
Oggi l’Italia e la Mogherini giocano un ruolo chiave.
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