Il Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato a Nadia Murad e a Denis Mukwege “per i loro sforzi volti a porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato”.
Murad è una donna yazida che è stata prigioniera dell’Isis. Mukwege, un medico congolese, è stato critico del governo congolese ed ha curato le vittime degli stupri.
La battaglia di Nadia Murad, personale e di divulgazione al mondo di quello che ha significato in termini di violenze il regime dell’Isis, vede oggi il riconoscimento del Nobel per la pace. La Murad, che ha scritto un’autobiografia, ‘L’Ultima ragazza’ (pubblicata da Mondadori quest’anno) con la prefazione del suo avvocato Amal Alamuddin Clooney, è un simbolo delle sofferenze al limite del genocidio subite della sua comunità, gli yazidi, considerati dal Califfato adoratori del diavolo. A vent’anni aveva il sogno di truccare e pettinare le spose, e di aprire, magari dopo gli studi, un proprio salone di bellezza. Invece nel 2014 i miliziani dell’Isis sono arrivati a Kocho, il villaggio dove abitava nell’Iraq settentrionale, hanno ucciso gli uomini, fatto scomparire le donne anziane e rapito lei con altre ragazze e bambini. Divenuta schiava sessuale e provando sulla sua pelle l’ignobile orrore dello stupro come arma di guerra, Nadia è poi miracolosamente riuscita a scappare. Nell’autobiografia ha narrato il suo calvario, senza omettere nulla di ciò che ha subito affinché il mondo sapesse.