“Per noi quel piede inchiodato al suolo, intorno al quale facciamo perno, è la croce di Cristo. La fede, il progresso e la crescita nella fede, si fonda sempre sulla Croce “.Queste le parole di Papa Francesco ai parroci di Roma, nel giovedì che segue il Mercoledì delle Ceneri, nella Basilica di San Giovanni in Laterano.Ai sacerdoti della diocesi di Roma, il Papa ha offerto una meditazione ricca di spunti e suggestioni. Papa Francesco ha fatto ricorso a un’immagine sportiva molto tecnica per far capire quanto debba essere salda la fede in Gesù: “Quando parlo di punti fermi o di fare perno, l’immagine che ho presente è quella del giocatore di basket o pallacanestro, che inchioda il piede come “perno” a terra e compie movimenti per proteggere la palla, o per trovare uno spazio per passarla, o per prendere la rincorsa e andare a canestro”.In seguito, il Papa si è soffermato sul senso di sconfitta, che trasforma “in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Si tratta di una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia per questo nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti, anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Concentrando la sua meditazione sulla fede che deve operare per mezzo della carità e che deve essere sostenuta dalla speranza ed essere radicata nella fede della Chiesa, il Papa ha poi sottolineato che “il trionfo cristiano è sempre una Croce, ma una Croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica. Ci sono circostanze nelle quali siamo chiamati a essere persone-anfore per dare da bere agli altri. A volte l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza!”.