Mettere fine alla violenza, alla «piaga del terrorismo», a «questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento». Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale per la Pace, Papa Francesco si trova a pregare, ancora una volta, per le vittime di un attentato terroristico, questa volta a Istanbul. E chiede «al Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà che si rimboccano coraggiosamente le maniche» per dare un messaggio di non violenza.
Come i tanti che tra ieri e oggi hanno sfilato per le vie del mondo per la pace, dalla Conferenza Episcopale Italiana alla Comunità di Sant’Egidio. Ma il Papa oggi, nella sua prima messa del 2017, quella dedicata alla Madre di Dio, ha lanciato un appello affinché tutti escano dalla «orfanezza spirituale» e dai rapporti con gli altri solo virtuali, come quelli sui social.
«La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì – ha detto Papa Francesco all’omelia – che cresca questo senso di orfanezza e perciò di grande vuoto e solitudine. La mancanza di contatto fisico, e non virtuale, va cauterizzando i nostri cuori facendo perdere ad essi la capacità della tenerezza e dello stupore, della pietà e della compassione. L’orfanezza spirituale – ha detto ancora Papa Francesco – ci fa perdere la memoria di quello che significa essere figli, essere nipoti, essere genitori, essere nonni, essere amici, essere credenti». E inoltre «ci fa perdere la memoria del valore del gioco, del canto, del riso, del riposo, della gratuità».
Ma il Papa, in queste feste di fine e inizio di anno nuovo ha voluto lanciare uno sguardo anche all’Italia. Oggi, nel corso dell’Angelus, ha ringraziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri lo aveva citato nel Messaggio al Paese. E ha auspicato che il popolo italiano, «con il contributo responsabile e solidale di tutti, possa guardare al futuro con fiducia e speranza». Un auspicio che ha richiamato le parole pronunciate dallo stesso pontefice ieri sera, al Te Deum, la tradizionale preghiera di ringraziamento per l’anno appena passato.
Il Papa ha richiamato tutti ad occuparsi dei giovani e a dare loro una opportunità vera. «Non si può parlare di futuro» senza «assumere la responsabilità che abbiamo verso i nostri giovani; più che responsabilità, la parola giusta è debito», ha detto Papa Francesco. Se da una parte c’è una cultura che «idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna», dall’altra «paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati» e costretti «a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono», ha aggiunto.
«Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano» ai giovani «di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società», sono state le chiare parole di Bergoglio. E lo spettro della speculazione, che ha sovrastato ogni interesse e inquinato la società, è tornato anche nelle parole dell’omelia di oggi. Questa volta per ribadire l’importanza del ruolo delle madri, a partire dalla figura di Maria. «Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione». E allora «la tenerezza è la virtù dei forti non dei deboli», ha concluso Francesco.
fonte ilmattino