Ancora non si sa se barili di petrolio se ne riusciranno a riempire in Irpinia e nel Sannio. Le autorizzazioni di cui si parla con insistenza da mesi e con più superficialità da anni riguardano al momento, come è ormai noto, solo la ricerca dell’oro nero e non la sua estrazione. Quella della presenza di petrolio nelle due province interne campane è un’ipotesi che nel passato, quando i tentativi non sono mancati, hanno sempre dato esito negativo. Anche questa volta quindi, se l’iter autorizzativo dovesse concludersi positivamente, non è detto che trivellando il terreno campano effettivamente verrà fuori il fluido nero.
Se i barili sono una speranza per l’industria petrolifera, una eventualità, per la politica sono diventati un peso da scaricare, soprattutto in vista dell’imminente campagna elettorale per le Regionali. Succede così che il governatore Stefano Caldoro, quello che amministra la Regione da quattro anni abbondanti ed era già presidente quando, ad esempio, il progetto Nusco approdò sulle scrivanie di Palazzo Santa Lucia, vada ad Avellino a dire che non bisogna cedere a derive ideologiche, ma pure che devono essere i territori a decidere. Una frase sentita già troppe volte negli ultimi mesi proprio da Caldoro senza che al momento si siano visti effetti sul lavoro della commissione di VIA della Regione Campania. Succede pure che il presidente del Consiglio regionale Pietro Foglia punzecchi i colleghi del Partito Democratico ricordando che “devono prendersela con il Governo e Renzi, non con la Regione”.
Dall’altra parte proprio i deputati democratici irpini Valentina Paris e Luigi Famiglietti non sono riusciti a bloccare, con un emendamento contenente la risoluzione del PD irpino e dei NO TRIV sulla salvaguardia dei territori con criticità ambientali e idrogeologiche, gli articoli pro-petrolio dello Sblocca Italia. I due saranno chiamati a votare una fiducia al decreto che in qualche modo li condannerà ad avere mani sporche di olio nero. Una macchia difficile da cancellare e che, paradossalmente, agevola il lavoro alla Giunta Caldoro, anzi in parte la mette in condizione di scaricare il barile sul Partito Democratico di Roma e fare addirittura la voce grossa sul tema con il neo nominato assessore con delega agli Idrocarburi Vittorio Fucci che, da sannita, ha dichiarato tutta la sua contrarietà alle trivellazioni promettendo battaglia attraverso un possibile ricorso alla Corte Costituzionale. Ribaltato completamente il quadro con il PD campano che dopo mesi di discussione, prese di posizione e azioni concrete contro il petrolio si vede sorpassare a destra dalla maggioranza in Regione Campania, finora silente sull’argomento.
Una situazione al limite del grottesco che non è sfuggita al comitato No Trivellazioni Petrolifere Irpinia – Gesualdo che scrive: “I progetti di ricerca petrolifera hanno trovato terreno fertile nelle gravi lacune normative della Regione, che non ha provveduto a dare attuazione alle prescrizioni del PTR Regionale che ha designato per le aree interne destinazioni e prospettive di sviluppo economico incentrate sull’agro-alimentare e sulla green economy”. Solo dopo è arrivato lo Sblocca Italia…