“Per favore, chi ha votato la “legge della strada” ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna conoscerlo». Il mittente è Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. I destinatari sono il vicepremier Mateo Salvini e tutti i parlamentari che hanno votato il decreto sicurezza e immigrazione, ribattezzato appunto “legge della strada” perché eliminando il criterio della protezione umanitaria — una interpretazione più estensiva del concetto di rifugiato — ha di fatto gettato nell’illegalità una massa di stranieri che prima potevano contare sull’accoglienza e sul possibile avvio di un percorso di integrazione. E che invece ora si ritrovano senza un tetto e con un foglio di via.
Tarquinio, nel suo editoriale, parte dalla storia di una famiglia di immigrati — lui ghanese e lei nigeriana, con una bambina di 5 mesi —, che non possono esser accolti da un Cara calabrese perché non rifugiati. «Eccolo davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018 — sottolinea il direttore di Avvenire —. Allestito in una fabbrica dell’illegalità, costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di “protezione umanitaria”. Ma quelle campane tristi suonano anche per noi». Poi il riferimento allo spirito di Natale e al fatto che lo stesso Salvini e molti altri esponenti leghisti in questo periodo stiano insistendo molto sui social network sul valore del presepe e della tradizione cristiana del Natale: «Prima di nominare Gesù, bisogna riconoscerlo» .