“Carcere è l’anagramma di cercare. Cercare per ricostruire, per ritrovarsi, per seguire una strada che è tracciata anche dalla Costituzione: assumersi le responsabilità, per trovare se stessi, rispettando i diritti delle persone. Dopo tanti anni mi fa ancora impressione, continua a produrre in me un vago senso di estraneazione. Me lo fa ancora adesso che attraverso questi spazi, questa volta come Garante regionale dei detenuti. Il nostro scopo è quello infondere speranza, tutti noi dobbiamo impegnarci di più. Non solo per liberarci dalle carceri ma per liberarci dall’indifferenza perché come dice
Papa Francesco fa più morti l’indifferenza che il covid-19.” Così, Samuele Ciambriello , racconta il suo libro a “Il Poggio”, un laboratorio di cucina, nato dal progetto di Gesco, un gruppo di imprese sociali costituitosi nel 1991 che svolge attività imprenditoriali senza perseguire fini di lucro e che a partire dal 2009 ha maturato la sua esperienza nel campo della ristorazione. Ciambriello racconta di una battaglia, che non può essere fatta da una singola persona, ma una sfida civile. Fatta non di eroi ma di persone impegnate nella lotta per la dignità delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà.
Tanti i temi trattati durante la presentazione, grazie all’intervento di molti ospiti che hanno raccontato storie di vita, testimonianze di come si vive all’interno delle mura di un carcere e come ci si sente ad aspettare e sperare di avere una seconda possibilità. Le conclusioni della presentazione sono state affidate al Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis che ha così commentato il libro di Ciambriello. “Il libro che presentiamo oggi, conferma quanto è importante investire sul trattamento e su strutture in grado di consentire agli istituti penitenziari ad adempiere quella funzione rieducativa che la Costituzione gli assegna nell’interesse non solo di chi opera in questo settore o dei detenuti ma anche dei cittadini liberi. Perchè un carcere che riesce a svolgere un efficace funzione rieducativa è un carcere che tutela maggiormente la sicurezza di un’intera comunità, perchè è un carcere che consente un percorso di recupero e quindi una significativa diminuzione di casi di recidiva. Lo dimostrano tutti gli studi condotti sul tema e tutte le esperienze di altri paesi e anche del nostro paese. Basti pensare alle testimonianze presenti nello stesso libro di Ciambriello, che conferma l’importanza di questa impostazione e anche quanto sia necessario affrontare il tema della detenzione carceraria con una pluralità di strumenti e con una razionalità e di una lucidità che non cede mai alla paura e alla demagogia. ”
Giorgis durante il suo intervento ha fatto cenno anche sul tema della polizia penitenziaria e ha accennato che nella prossima riforma ci saranno ulteriori investimenti che permetteranno l’assunzione di personale penitenziaraio che permetterà una maggiore rieducazione. “Occorre investire sulla polizia penitenziaria perché bisogna investire sulla formazione trattamentale e rieducativa, gli agenti devono essere consapevoli del proprio lavoro. Bisogna cambiare il paradigma culturale di questo ruolo, perché è un corpo di polizia completamente diverso. Preparazione, formazione sono fondamentali per fare bene. Il libro è uno straordinario strumento di supporto per la formazione di una democrazia emancipata.”
Giorgis ha così concluso: “Io voglio sperare che alla fine di questa esperienza di governo si possa dire che un passo verso questa direzione l’abbiamo compiuto. Io ce la metterò tutta e grazie ad iniziative come queste uno trae energia e consapevolezza che a volte sul territorio si persino più avanti. “