Il prossimo 16 giugno arriverà la prima rata per le imposte sulla casa. Tra Imu e Tassa sui servizi dei Comuni il conto complessivo di questo inizio d’estate sarà di 10,1 miliardi, per un conto raddoppiato a 20,2 miliardi nel totale di fine anno. Il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, semplifica in calcolo: il costo medio complessivo dei due balzelli su una seconda casa sarà di poco superiore a mille euro (535 da versare per l’acconto), ma si superano i 2mila euro complessivi in alcune grandi città. Alla cassa sono chiamati anche i proprietari di prime case “di lusso”, quelle accatastate come abitazioni signorili, ville e castelli. In questo caso, il costo medio sale a 2.610 euro (1.305 da pagare ora), con punte di oltre 6mila euro. Loy annota che questa impostazione “avrebbe fondamento se non ci trovassimo però di fronte a due paradossi: un alto grado di infedeltà fiscale e valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al valore reale dell’immobile”. Torna dunque a imporsi l’urgenza di una riforma del Catasto che negli ultimi ripetuti tentativi non è mai andata a buon fine. “Prima di parlare di reintroduzione di tasse sulle prime case sarebbe il caso di partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali che non significa maggiori prelievi ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobile. Nel contempo va riequilibrato il rapporto Stato/Enti Locali in tema di fiscalità dando certezze alle istituzioni locali ed ai contribuenti puntando alla riduzione della pressione fiscale”. Nel complesso, la media dell’aliquota applicata per le seconde case tra Imu e Tasi ammonta al 10,4 per mille, ed in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Città capoluogo) è stata confermata “l’addizionale TASI” (fino ad un massimo dello 0,8 per mille), introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali.