Alla terza notte di proteste, la polizia comincia a chiamarla “rivolta”. Migliaia di persone sono scese in piazza a Portland, in Oregon, contro l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. In città, la marcia pacifica si è poi trasformata in uno scontro con la polizia, secondo cui degli “anarchici” nascosti tra i manifestanti hanno tirato oggetti contro gli agenti e si sono resi colpevoli di atti vandalici contro auto e negozi.
La polizia l’ha definita pubblicamente “una rivolta”, a causa dei “comportamenti pericolosi e criminali diffusi” tra i manifestanti, definendo poi la protesta “illegale”, afferma la Cnn, citando l’account del dipartimento di polizia su Twitter. Le proteste si sono verificate in molte città degli Stati Uniti, incluse Los Angeles, Philadelphia, Denver, Minneapolis, Baltimora, Dallas e Oakland. Donald Trump, dopo aver accusato i media di “incitare” i manifestanti, ha poi corretto il tiro, lodando la “passione” dai dimostranti verso il Paese.
Un uomo è rimasto ferito da un colpo di pistola sparato durante le manifestazioni anti-Trump a Portland, nell’Oregon. Lo riferisce la polizia su Twitter. Le forze dell’ordine hanno quindi sollecitato i cittadini a “lasciare immediatamente la zona” e ha invitato gli eventuali testimoni a farsi avanti. Secondo quanto riferiscono i media americani, il colpo sarebbe stato esploso mentre i manifestanti attraversavano il ponte Morrison.
In merito alle proteste, Trump ieri, in un primo momento, ha accusato i media di istigare i manifestanti contro di lui: “Abbiamo appena avuto un’elezione presidenziale molto trasparente e di successo. Ora manifestanti di professione, incitati da mesi, stanno protestando. Questo è ingiusto”. Salvo poi fare marcia indietro e usare una tattica più conciliante. Su Twitter infatti ha teso la mano ai manifestanti: “Amo il fatto che piccoli gruppi di manifestanti la scorsa notte abbia mostrato passione per il nostro grande Paese. Ci uniremo tutti e ne saremo orgogliosi”.