In Italia si legge meno. Il calo è generalizzato: 440 mila lettori in meno tra quelli cosiddetti deboli (da 1 a 3 libri letti all’anno, il 45,1% del totale) e 300 mila in meno tra quelli forti, anche se, in percentuale, questi ultimi segnano un +0,4% (14,1% contro il 13,7% del 2015). Le cause? poco conta la crisi economica, la minore disponibilità di denaro da destinare all’acquisto di un libro. Già, perché esistono le biblioteche comunali e scolastiche; o, meglio, esisterebbero. Solo 13 milioni di italiani (il 21,1% del totale) risiedono in comuni in cui non c’è una libreria o una biblioteca. Sono esclusi i Comuni dove possono esserci cartolibrerie, edicole-negozio, centro commerciale con librerie come bacino di attrazione. Vale a dire 687 comuni sopra i 10 mila abitanti, l’8,6% del totale dei 7.998 censiti.Non va meglio per la presenza di biblioteche scolastiche. 486.928 studenti frequentano istituti che ne sono privi: 262mila nella scuola primaria, 147mila nella secondaria di primo grado e 77mila nella secondaria di secondo grado. Ma altri 3,5 milioni frequentano istituti che hanno un patrimonio di libri inadeguato a far scegliere ai ragazzi cosa leggere. Si legge meno soprattutto nei piccoli comuni, dove la perdita si aggira sul 15,3% rispetto ad una media nazionale del 9,1%. Va un po’ meglio, invece, nel centro delle grandi città (-3,1%) rispetto alle periferie (-5,1%).