Ieri la città di Napoli è stata scossa da un avvenimento inaspettato. La Venere degli stracci, statua emblematica che si trovava in piazza Municipio, è stata incendiata.
Venere, dea dell’amore romana, è stata utilizzata molto nell’arte e scultura. Lo stesso Michelangelo Pistoletto ne fece uso nel 1967 e, questa volta, ha accostato la figura di alcuni stracci usati per rappresentare l’Arte Povera.
La scultura si trovava con le spalle verso gli spettatori e, davanti a sé, una cascata di vestiti si riversava fino a terra.
L’obiettivo dell’artista Pistoletto era proprio quello di simboleggiare il dualismo tra tradizione e modernità. La Venere classica e perfetta insieme agli stracci contemporanei.
Due aspetti che vivono insieme.
Al suo incendio, lo stesso autore ha affermato a La Repubblica: “Ho preso la notizia come quando ti dicono che ti è morto un amico, un parente. Per fortuna quest’opera può rivivere, si può rifare, però la prima impressione è uguale. Di solito le sculture nelle strade o nelle piazze sono realizzate in materiali duri, come la pietra, il marmo, il bronzo. Le opere vengono poi sollevate in altezza per dare un senso di protezione e monumentalità. La Venere degli stracci invece ha bisogno di vivere vicino alla vita”.
“Mia moglie Maria ha detto che è stato un femminicidio“. “Sono pronto a rigenerare la Venere che porta con sé armonia e non distruzione. E nessuno può far accadere il contrario”. Ha concluso Pistoletto.
Le telecamere hanno immortalato un uomo che, intorno alle 5.30, avrebbe compiuto il gesto. E’ stato fermato un 34enne senza fissa dimora che ha negato di aver appiccato l’incendio.
L’opera, di strabiliante significato, ha colpito profondamente i cittadini e la sua distruzione ancora di più.