Un’interrogazione diretta al ministero dell’Interno (ad opera dei senatori Ricchiuti, Albano, Sollo, Saggese e Cuomo) evidenzia la gravità dell’incendio alla Cleprin, impresa anticamorra di Sessa Aurunca e sottolinea la risposta solidale delle reti sul territorio, Confcooperative compresa.
“L’appello di Confcooperative alle istituzioni non è caduto nel vuoto. Lo Stato intende farsi carico dei fatti violenti che hanno interessato la Cleprin, a Sessa Aurunca e altri presidi di legalità in altre zone della Campania, verificando lo stato di incolumità e la sicurezza dei luoghi e delle persone. Se la nostra voce serve a dare maggiore respiro alla rete a difesa della legalità ne siamo oltremodo contenti. Ribadiamo la nostra vicinanza a questa azienda meravigliosa, da anni vicina alla cooperazione sociale e in prima fila per lo rispetto della legalità, del lavoro e dell’ambiente”.
È questo il commento di Maria Patrizia Stasi, presidente di Confcooperative Campania, alla notizia che il Senato della Repubblica ha indirizzato un’interrogazione al ministero dell’Interno, all’indomani dell’incendio, con ogni probabilità doloso, dello stabilimento della Cleprin, impresa profit con sede a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. Difatti, il titolare dell’impresa, Antonio Picascia, era stato già minacciato per aver denunciato le vessazioni e i soprusi da parte della malavita.
“Occorre una risposta forte da parte dello Stato e della comunità tutta, affinché chi agisce nel bene non si senta mai solo e chi persegue la violenza e l’intimidazione venga punito a dovere. Fare impresa in Campania non deve diventare una scommessa persa, gli imprenditori virtuosi e sensibili vanno sostenuti e incoraggiati. Se tutto ciò non avvenisse, sarebbe una sconfitta non solo per il nostro territorio, ma per il paese intero” conclude la Stasi.
«Potete bruciare tutto, ma non riuscirete mai a mandare in fumo un sogno» fu questa la reazione al disastro della notte del 24 luglio 2015 quando la nota fabbrica di detersivi ecocompatibili Cleprin di Sessa Aurunca, molto conosciuta per l’impegno sociale, è andata in fiamme. Il sito appartiene, infatti, all’imprenditore Antonio Picascia che, qualche anno fa, aveva fatto arrestare e condannare gli estorsori del clan Esposito.