Napoli, nella splendida piazza del Plebiscito, ho incontrato l’esperta Caterina Bonocore, master in psicologia sociale presso Antica università Picena, audiofonologa metodo Tomatis – Parigi, socia Fondadrice SAPFI con sede a Verona, Socia fondatrice IFEN – Napoli, allieva di Alexander Lowem e di Ola Raknes, massimi esponenti di bioenergetica e vegetoterapia, da circa 40 anni libera professionista ed esperta in terapia individuale e di gruppo.
La psicologia oggi:
oggi per fortuna è diverso dalle situazioni passate, andare dallo psicologo era come andare dal medico dei pazzi, cosa che non è assolutamente vera. Tant’è che se un bambino non andava bene a scuola, veniva etichettato diversamente dai suoi compagni di scuola, oggi si è capito perfettamente che il primo posto dove un bambino esprime un disagio esistenziale, è proprio la scuola. Quindi il bambino viene indirizzato dallo psicologo, per fortuna oggi tante scuole hanno lo psicologo inserito nell’organigramma, perché nel bambino esprime il primo rapporto attraverso il primo distacco dalla famiglia alla scuola. Come oggi ci si approccia in maniera completamente diversa, anche perché finalmente si è giunti alla conclusione che andare dallo psicologo non è andare dal medico dei pazzi, oggi, si fa riferimento continuamente al psicologo, in fondo è come andare dal dentista, dermatologo etc, di fatto se avessimo un dente che ci facesse male, ci recheremmo dal dentista e cosi via. Se avessimo un disagio comportamentale o sociale andiamo dal tecnico, psicologo, psicoterapeuta psichiatri in questi casi, ci permette di affrontare al meglio le nostre paure le nostre difficoltà, e di gestirle al meglio, purtroppo molto spesso l’errore che si commette e di pensare “poi passa poi passa!, purtroppo non passa…, anche se vivessimo un momento in cui l’ansia, gli attacchi di panico, per l’incertezza sociale politica ed economica che viviamo è talmente grande che si va a sommare a quelle che sono le tensioni personali, e quindi la situazione non solo non passa ma rischia di peggiorare.
Sono 40 anni che è nel campo di questa particolare disciplina come era e com’è?
Nasce da Freud, chiaramente, le radici sono importanti, non bisogna mai dimenticarle, però per fortuna c’è stata un’evoluzione, si è visti che parlare semplicemente arrivare ad un certo livello di profondità, ma non andava ad incidere profondamente determinate patologie. Il nostro corpo, è un libro sul quale è scritto la storia della nostra vita, quindi tutte le tensioni muscolari, che molto spesso abbiamo e che spesso la medicina tradizionale fa fatica a capire da dove derivano, sono le cosiddette malattie psicosomatiche, cioè noi esprimiamo con il nostro corpo il malessere che accumuliamo, per cui alcune malattie come la gastrite come la colite che una volta si interveniva chirurgicamente, si è visto che oggi sono di origine nervosa, per cui se non si elimina la causa che determinano queste patologie, la malattia si ripropone e si riproduce. È cambiata tanto ci sono delle nuove forme di nevrosi, ci sono dei nuovi modi comportamentali la realtà è cambiata tantissimo, faccio fatica ad affrontare determinate situazioni perché sono talmente controverse, perché la morale è cambiata, cosi come la comunicazione, purtroppo è cambiata ci si guarda troppo poco negli occhi oggi, ci si comunica scrivendo, ma nello scrivere si è visti che di fatto non sai esattamente chi sta dall’altra parte cosa prova realmente, è allegro?, è triste?, sta male?…Ci meravigliamo di fronte a gesti estremi come ad esempio un suicidio, un ragazzo che esce di casa armato di pistola ed ammazza un coetaneo per futili motivi. A monte dobbiamo chiedere perché sta succedendo tutto questo? perché tanti femminicidi, io come donna mi sono interrogata, per me la risposta è non dobbiamo limitarci solo delle donne rimaste vittime, ma anche casa sta succedendo all’uomo, perché questa paura dell’abbandono, perché questo desiderio di possesso, per cui o sei mia o di nessuno… Se non iniziamo ad occuparci anche dell’altro lato, del perché si genera questa spirale? Perché la donna è molto più aggressiva? Pretende molto di più? Diciamo meno disponibile? Pero poi di pari passo l’evoluzione del genere umano non segue la tecnologia, cioè la tecnologia corre troppo avanti, lasciando indietro l’essere umano. Ci si interroga, ed è facile condannare, giudicare ma è necessario capire ed intervenire se vogliamo cambiare determinate cose. Quindi anche oggi l’approccio con la psicoterapia, la psicologia è cambiato tantissimo, per fortuna in meglio, ciò nonostante c’è ancora un po’ di paura, una certa resistenza, perché guardarsi dentro è una delle cose più difficile che l’essere umano può fare. Siamo sempre tentati di giustificarci, di comprendere i nostri comportamenti dicendo: l’ho fatto per questo o per quello, guardarsi allo specchio e dirsi la verità molto spesso fa paura… Perché ci porta a dover assumere in prima persona il cambiamento, è facile dire è colpa dell’altro ma è molto difficile ammettere la propria parte di responsabilità.
Oggi spesso il termine “ansia” viene adottato in maniere discriminante?
La realtà che stiamo vivendo, non ci porta ad essere sereni, se dovessimo parlare della guerra, dobbiamo renderci conto che tutto quello che vediamo in televisione del recente confitto Russia-Ucraina, tutto ciò sembra lontano da noi, di fatto tutto questo è dentro di noi, ascoltiamo il telegiornale ed le altre fonti di informazioni, questo permette di esprimere giudizio e parere e molte volte dettiamo sentenze, mentre una volta i processi venivano celebrati nelle aule di tribunale, adesso i processi sono quasi in diretta, scendere con dovizia di particolari, in quello che può essere uno stupro, in quello che può essere la violenza è diventato uno spettacolo? Credetemi, non è assolutamente uno spettacolo, quanti soggetti malati, psicologicamente labili hanno il processo di emulazione? Ascoltando una recente trasmissione televisiva, che diceva dopo la messa in onda del film Gomorra, si è avuto un’impennata di ragazzini che hanno emulato le gesta oppure le parole dei protagonisti. Quindi siamo continuamente sotto assedio, stupri, violenze, omicidi guerre etc riempiono per lo più le nostre giornate. Anche in riferimento alla triste vicenda di Caivano, è tangibile l’assenza delle istituzioni… tutto questo contribuisce a vivere uno stato d’ansia perenne e non facilita certo ad avere una vita che paventa serenità.
Come sono cambiate le persone nel tempo e come il tempo le ha cambiate?
Chi va in terapia è già a metà dell’opera, perché è sovente pensare che vuole affrontarsi ed affrontare magari le proprie paure le proprie ansie. Cambia completamente la vita, a mio parere più giovani si arriva in terapia migliori sono le possibilità di guarire, ciò non toglie che andare in terapia non è prescritto a nessuna età. Perché la vita va vissuta fino alla fine, ho postato recentemente un mio pensiero è tutti mi chiedono il segreto della mia età, di essere fatta in questo modo, l’ho scritto, una sana alimentazione e cercare di eliminare tutti i rami secchi che fanno male, perché portarseli dietro nella speranza che rifioriscano, non fa altro che marcire l’albero. I rami secchi tagliarli dal dolore, dall’ansia, dall’angoscia, in modo da non far marcire il fusto. I pazienti cambiano nel senso che imparano a gestire le proprie ansie, le proprie paure e quindi la vita migliora tantissimo.
La scuola o meglio il pensiero, che lei ritiene opportuno riferirsi?
Ognuno deve essere libero di scegliere la propria terapia, è molto importante il feeling che si crea con il paziente ed il terapeuta, a mio avviso bisogna raggiungere l’alleanza terapeutica, il terapeuta deve essere soltanto il ponte, nel senso che io terapeuta ti accompagno su questo ponte, non posso sostituirmi a te, cammino con te ma tu devi attraversare il ponte, perché una volta che attraversi il la gambata sei davvero libero, quindi ognuno può scegliere liberamente il percorso più consono alla propria esigenza. I miei riferimenti dottrinali sono Ola Raknes, Alexsander Lowen, che ho avuto la fortuna di poter lavorare con dei grandi maestri è soprattutto il lavoro sul corpo permette di trovare una sintonia tra corpo e mente, più libero è il corpo più libera è la nostra mente.
Perché si dovrebbe far riferimento ad un psicologo?
Il riferimento ad un psicologo equivale allo stesso riferimento di un qualsiasi altro specialista, perché portarsi dietro le ansie, portarsi dietro le angosce, le proprie paure, pero sono sin netta crescita gli attacchi di ansia anche nei giovani questo dato è preoccupante, come è diffusa l’ansia da prestazione, anche di questo particolare se ne parla poco, di fatto i rimedi a cui i giovanissimi fanno capo lascia un dubbio in quanto le persone che assumono farmaci per sostenersi nelle prestazioni sono in netto aumento, quindi andare presso un psicologo nel momento in cui sono preso da attacchi d’ansia, da insonnia, tremori, paura di uscire di casa, e rivolgendosi al tecnico in questo caso lo psicologo che mi permette in questo caso di affrontare le mie ansie in maniera serena.
In questi anni c’è stato un caso in particolare che l’ha toccata?
Si…, anche se per svolgere questa professione la cosa fondamentale al di la di tutti i titoli di studio è la terapia individuale, perché il terapeuta deve essere coinvolto e non distaccato, perché il paziente deve sentire il terapeuta come un punto di forza, un punto di riferimento. Anche se ci sono casi che toccano veramente il cuore, suppongo che il terapeuta non deve avere timore di esprimere la propria emozione, perché il terapeuta è un essere umano che di fatto ha vissuto sulla propria pelle tante problematiche di fronte a lui. Ci sono sicuramente dei casi che in modo indelebile lasciano il segno.
Oltre alla terapia individuale ci sono altre forme di terapia?
Oltre alla terapia individuale esiste anche quella di gruppo, perché vivere insieme agli altri le proprie problematiche e vedere come gli altri affrontano le stesse problematiche, come le gestiscono, come riescono a superare crea un unione una sinergia che da quella spinta in più a quella che può essere una terapia individuale, quindi quanto prima partirò con la terapia di gruppo, cosa che ho una grande esperienza perché lo praticata per tanti anni in quanto in un mio momento decisi di fermarmi, visto che amo il mio lavoro perché non riprendere? Quindi oltre alla terapia individuale a breve partirà anche quella di gruppo.
A breve ci sarà un progetto teatrale.
A luglio è stata sperimentata la prima tranche, per fine settembre con l’attrice Elena Russo partirà la bioenergetica, nel mondo dello spettacolo molti attori hanno avuto ed hanno un percorso terapeutico, quindi abbiamo pensato di abbinare questo lavoro, cioè la sinergia tra la recitazione, la postura del corpo, il movimento degli occhi, come ad esempio il diaframma è un elemento essenziale del nostro corpo, nel momento è bloccato, anche la nostra voce le nostre emozioni non vengono fuori in maniera libera ma in maniera castrata, quindi prenderà questo lavoro, dove la mattina si lavora sul corpo ed il pomeriggio sulla recitazione, da questo abbinamento vorremmo dare ai giovani e meno giovani attori, di avere la libertà del nostro corpo delle nostre emozioni. Sentiamo molto spesso lasciano un ruolo perché hanno para di essere imprigionati dal ruolo stesso, il grande attore chi è? Quello che mantenendo la propria individualità riesce ad entrare ed uscire da tutti i personaggi, entrare nel personaggio significa essere il personaggio, però se sei libero rientri in te stesso, altrimenti ci possono essere dei pericoli.
Pdc Caterina Bonocore,– katiabuono47@gmail.com
A cura di: Raffaele Fattopace