La app Immuni arriverà entro la fine di maggio. Lo ha confermato in una recente intervista al Corriere della Sera la Ministra dell’Innovazione Paola Pisano.
Servirà per il tracciamento dei casi di Covid-19 in Italia e permetterà di seguire l’evoluzione nel tempo e sul territorio dell’epidemia.
Il Premier Conte ha dichiarato più volte che il download della app per il tracciamento dei contatti (e di eventuali relativi contagi) sarà su base volontaria: chi sceglierà di non scaricarla non avrà insomma limitazioni in termini di spostamento o di accesso a luoghi pubblici e di lavoro.
Non è andata così in India, dove all’inizio di aprile il governo ha pubblicato sugli app store Aarogya Setu, una app di contact tracing sviluppata in Cina che in poche settimane è diventata un vero e proprio lasciapassare per l’esercizio dei più comuni diritti civili.
Acquisto di beni di prima necessità, lavoro, accesso agli ospedali e normale circolazione per il Paese: tutto sembra subordinato all’installazione della app di tracciamento sul proprio smartphone.
Diversi testimoni nelle ultime settimane hanno raccontato di essere stati multati dalla polizia per essere stati trovati sprovvisti della app a un posto di blocco, e nella provincia di Chandigar 190 persone sono state arrestate, per essere rilasciate solo dopo aver dimostrato di avere scaricato il software sui propri telefoni.
Da qualche giorno la app è obbligatoria anche per salire su treni e autobus a lunga percorrenza.
Voluta e promossa dal Ministero per l’Elettronica e la Tecnologia, la app si basa su dati acquisiti attraverso il bluetooth e il gps per localizzare in maniera puntuale gli utenti e le persone con cui sono entrati in contatto.
Adifferenza delle app sviluppate negli altri Paesi, Aarogya Setu permette di identificare gli utenti e grazie a un collegamento diretto con il database delle autorità sanitarie dove vengono registrati i casi di Covid-19.
Grazie alle pressioni governative, che prevedono anche sanzioni a carico degli amministratori locali che non spingono l’adozione della app nei propri territori, Aarogya Setu è una app tra quelle attualmente con il più alto tasso di crescita, con oltre 100 milioni di download in poche settimane.
A preoccupare gli osservatori occidentali è però la totale mancanza di una cornice normativa che regoli la raccolta, l’utilizzo e la conservazione delle informazioni sensibili sui cittadini indiani. Il rischio è che questi dati possano sfuggire di mano ed essere impiegati per scopi che poco o nulla hanno a che fare con la pandemia. Per esempio per ricostruire la rete di contatti di oppositori politici o personaggi scomodi.
La pressione sull’adozione della app per finalità sanitario appare ancora più inspiegabile alla luce della bassa diffusione degli smartphone all’interno del Paese: secondo le ultime stime solo il 24% della popolazione ne possiederebbe uno.
Se anche tutti i possessori di smartphone la installassero, la mole di dati raccolti dalla app sarebbe assolutamente insufficiente per mettere a punto un programma di contact tracing scientificamente affidabile.