Gestire le informazioni ai tempi di Internet e dei Social Network risulta faccenda sempre più complicata, sia per chi l’informazione la gestisce, sia per chi la riceve. L’avvento della comunicazione on-line ha cambiato i tempi di gestione della notizia, bisogna far presto, bruciare i tempi, battere la concorrenza, e controllare bene le fonti porterebbe un ritardo che farebbe perdere l’interesse per la notizia stessa, già circolata in rete e quindi “vecchia”. Questo uno dei motivi del proliferare delle bufale o notizie imprecise che circolano ultimamente, unito al fatto che spesso in rete gira gente che le bufale le propaga di proposito.
Se poi uniamo a questi problema il fenomeno dei titolo acchiappa-click ne abbiamo che per i lettori oramai capire quale è la verità e quale la menzogna è davvero complicato. Mettiamo il caso di una notizia girata nelle ultime ore, riportata da importanti testate come la Repubblica, il Giornale, il Messaggero e altri.
Siria-Iraq, Stato islamico: “Infibulazione per tutte le donne”, intitola la Repubblica «Tutte le donne dello Stato islamico, che si estende da Aleppo in Siria a Mosul in Iraq, devono subire l’infibulazione. La notizia era stata anticipata ieri sera. Lo prevede un “decreto” promulgato dall’autoproclamato “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi ma la cui autenticità non può essere verificata.
Il decreto, datato 21 luglio ha le insegne dello Stato islamico ad Aleppo, nella regione di Azaz, a nord della metropoli siriana settentrionale. Il testo, che presenta numerosi errori tipografici, si basa su presunti detti attribuiti al Profeta Maometto, ma le fonti usate non sono quelle di solito citate per sostenere la validità della tradizione profetica. Nel testo vi è scritto che “per proteggere lo Stato islamico in Iraq e nel Levante e nel timore che il peccato e il vizio si propaghino tra gli uomini e le donne nella nostra società islamica, il nostro signore e principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi ha deciso che in tutte le regioni dello Stato islamico le donne debbano essere cucite”. »
Questa notizia, circolata su importanti testate e subito ripresa da altri, è circolata in rete in maniera virale, provocando fastidio, incredulità ed odio.
Una notizia che poi si è rivelata falsa, visto che possiamo leggere sul sito dell’Ansa
«Un falso redatto in modo approssimativo: così appare a molti il “decreto”, che imporrebbe atroci mutilazioni genitali alle donne delle regioni irachene e siriane sotto il controllo del gruppo qaedista. Simili pratiche, commentano numerosi osservatori, non appartengono alla tradizione islamica e sono state più volte denunciate dalle autorità religiose dei Paesi musulmani. Il documento, che ha suscitato reazioni anche dal mondo politico e istituzionale italiano, presenta molte incongruenze: a partire dalla data, dal marchio del gruppo, dalle fonti citate e usate per legittimare in senso “islamico” la presunta decisione del “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi.»
Sarebbe bastato poco, sarebbe bastato riflettere un attimo e controllare meglio per non diffondere in rete in maniera fuorviante una notizia che ha suscitato reazioni molto forti. Il problema dell’infibulazione femminile esiste, visto che viene tuttora praticata in alcune parti del mondo. Molte donne sono costrette a subire una così atroce mutilazione, ma diffondere notizie non controllate non aiuta certo a contrastare tale fenomeno ma solo a creare confusione.