24 maggio 2024, a Castel Capuano, è andato in scena il primo rapporto campano sulla condizione di detenzione dei minori. Numerosi gli ospiti, tra cui il Dott. Eugenio Forgillo, presidente f.f. Corte d’Appello; il Dott. Antonio Gialanella, procuratore generale f.f.; il Dott. Aldo de Chiara, presidente fondazione Castel Capuano; l’Avv. Loredana Capocelli, in rappresentanza del presidente c.d.o. Napoli e il Dott. Giovanni Galano, garante per l’infanzia e l’adolescenza.
La domanda di presentazione è una ed è forte:“Tutt’egual song ‘e criature?”
L’evento cade all’indomani della condanna in primo grado a 20 anni per un 17enne per omicidio e l’arresto di 13 agenti penitenziari per accuse di torture, abusi, violenze, falso e maltrattamenti all’Istituto Beccaria.
Il primo a prendere la parola è il garante per l’infanzia e l’adolescenza, il Dott. Giovanni Galano, il quale ci ricorda che nella vita di tutti i giorni la risposta alla domanda preposta è no, non tutti hanno le stesse possibilità. Fa una comparazione tra l’adolescenza e l’infanzia del suo tempo con quelle di oggi, denunciando un imbarbarimento della società, con la cronaca che è subito pronta a evidenziarne la gravità. Conclude con un messaggio positivo, invitando tutti ad aiutare per creare una società migliore.
Importanti anche le parole del Dott. De Chiara, il quale ci ricorda il suo passato come magistrato di rappresentanza negli anni del movimento rosso, a metà anni ’70, e che la sede di Castel Capuano è perfetta in quanto ex sede del carcere di Beccaria. Pone l’accento sulle mancate risorse finanziarie, non all’altezza della situazione, marcando il fatto che il nostro paese, che ha sempre avuto problemi di bilancio, non pensa al carcere come priorità. Chiude dicendo che non è possibile che chi è stato in carcere ha un’altissima difficoltà a reinserirsi nello schema della società in maniera conforme alle regole.
All’interno dell’evento ci sono state molte denunce, tra cui quella sui tutori. “C’è bisogno di nuovi tutori” ha esclamato l’Avv. Loredana Capocelli, in rappresentanza del Dott. Carmine Foreste. E’ apparso, infatti, che quello del tutore è un mestiere che spesso viene fatto gratis e che invece andrebbe sostenuto vista la gravità di certe situazioni.
Durante il convegno sono stati citati anche dati importanti, come l’aumento dei detenuti minorili, 554 attualmente a fronte dei 500 di inizio anno.
Il sistema minorile Italiano era un sistema affermato in europa, che invece è finito col diventare vittima di sé stesso. “Non si pensa più a recuperare, ma a punire.” La violenza non è uno strumento utile in nessun caso e nemmeno i servizi socialmente utili fanno il bene del ragazzo. In questo modo si abbandonano i ragazzi, invece di recuperarli.
Grande focus è stato dato alle comunità, sistemi atti a garantire i principi di stigmatizzazione, di residualità della pena detentiva. Nonostante la loro importanza queste comunità, che attualmente sono 57, sono delegate al privato sociale. Il problema principale sono le iniquità che generano, motivo per il quale il privato è costretto a ricorrere a fondi esterni. Altro problema sollevato sono gli stipendi degli operatori. Nel sud Italia il lavoro nelle comunità viene visto come di passaggio, il che implica che spesso non viene assicurata una continuità nel rapporto di formazione. Inoltre, alla richiesta di essere visitabili, molte delle comunità hanno rifiutato, mentre altre hanno mostrato solo un interesse iniziale e solo 6 hanno accettato. A questo punto viene fatto un appello: ci si tiene alle comunità e servono i dati pubblici. Si ritene fondamentale far luce e collaborare, far emergere le criticità di esse. Gli IPM non possono garantire la formazione del minore e c’è la necessità di dare a tutti eguale possibilità di crescere nella società.
E’ stato sottolineato come la serie evento “Mare fuori” sia qualcosa di deleterio, soprattutto per ciò che concerne la relazione tra adulto e minore. I ragazzi vanno accompagnati e aiutati nel processo di recupero. Servono esempi positivi. Ma il Dott. Rosario Straiano ci ricorda anche che spesso c’è chi sceglie di non salvarsi e che a un certo punto non ha più senso tentare di aiutare, anzi va detto basta, perché una mela marcia finisce col contagiare anche gli altri.
Bellissima la citazione della Dott. Molinara in merito alla scelta di voler recuperare o meno:“Il primo passo non ti porta dove vuoi ma ti toglie da dove sei”
È intervenuto anche il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, ma del suo intervento ne parleremo in un altro articolo.