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Intervento del garante regionale Samuele Ciambriello alla conferenza del 9 luglio

Martedì 9 luglio si è tenuta la conferenza stampa in cui il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, ha parlato dello stato attuale delle carceri insieme al Presidente del Consiglio Regionale, Gennaro Oliviero, e il Garante comunale di Napoli, Don Tonino Palmese.

Il Garante ha dichiarato che il DL del Governo, atto a “l’umanizzazione delle carceri” non è sufficiente. L’unico cambiamento nei due mesi che occorrono al DL per diventare legge, dal 5 luglio al 5 settembre, è il numero di telefonate che passa da 4 a 6.
Ha menzionato, appoggiandola, la proposta di legge del membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, Roberto Giacchetti, che citiamo testualmente: Al condannato a pena detentiva che ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione è concessa, quale riconoscimento di tale partecipazione e ai fini del suo più efficace reinserimento nella società, una detrazione di sessanta giorni per ogni singolo semestre di pena scontata. A tal fine è valutato anche il periodo trascorso in stato di custodia cautelare o di detenzione domiciliare”.

“Mentre io vi parlo abbiamo 708 detenuti che devono scontare 6 mesi di carcere. Sono invisibili. Di questi 708 qualcuno può pensare che ci siano detenuti dell’alta sicurezza, ma di questi non ci sono quelli del quarto bis, associazioni a delinquere, traffico di droga o violenza. Che ci fanno quindi in carcere?

Grande attenzione è stata data alla questione suicidi, sulla quale Ciambriello ha detto: “Siamo rimasti basiti che in un decreto non c’è una volta la parola suicidio. Mentre io venivo qui, il 52esimo si è suicidato. Si tratta di un ex tossicodipendente di 54 anni nel Varese.
Nessun giornale vi dice che alcuni di questi si sono suicidati dopo 3 giorni dall’arrivo in carcere, altri dopo 5 giorni, 15 giorni, 6 mesi e altri si sono suicidati che stavano per uscire. Vuol dire che nelle carceri mancano figure di ascolto. Noi ce lo saremmo aspettati accanto al primo rigo “assunzione di agente di polizia penitenziaria”, di cui 500 nel 2025 e altri 500 nel 2026. Anche qui, se un decreto ha l’urgenza, bisogna far scorrere la graduatoria degli agenti di polizia visto che è stato già fatto il concorso, se si vuole fare sul serio.”

Ha poi continuato dicendo: “La situazione è chiara: le carceri sono bombe a orologeria. Ci preoccupa anche il Parlamento che sta discutendo di un decreto sulla sicurezza, in cui c’è scritto che se tre detenuti, disubbidendo, non rientrano nella cella o dall’ora d’aria, c’è il reato di rivolta. Tre di loro rischiano fino a otto anni di carcere. Allora c’è una visione carcerecentrica.”

Altro focus è stato sulla presenza di medici e psichiatri all’interno delle carceri, troppo pochi, circa uno psichiatra ogni cinquecento detenuti. Emblematico è stato il racconto dei due detenuti ad Aversa incapaci di intendere e di volere, stando a quanto stabilito dal Magistrato incaricato. I due sono incompatibili con il carcere ma nonostante ciò continuano a vivere in celle singole a causa di mancanza di strutture alternative al carcere.

Il Garante ha poi proceduto a ricordare a coloro che sono contro il “condono”, che in Italia si chiama amnistia o indulto, che non è una cosa imposta dalla chiesa o dal Papa, ne tantomeno dal Garante stesso. E’ una cosa prevista dalla Costituzione. Ha poi continuato scagliandosi contro le “fake news” degli svuota carceri che prevederebbero lo sconto della pena dei detenuti stranieri nei propri paesi d’origine.

Ciambriello ha infine terminato il suo intervento sollevando la questione dei minori: “in Campania ci sono nel carcere minorile di Airola 37 ragazzi, 66 a Nisida e 165 sono nelle comunità. Per il costo economico, educativo e sociale, lo stato dovrebbe investire di più sulle misure alternative.
Possiamo mai soltanto delegare le misure alternative alla chiesa, all’esperienza della pastorale carceraria di Napoli o della diocesi diretta da don Franco Esposito? O dobbiamo veramente investire? È chiaro che bisogna investire di più.
Dal decreto Caivano, nelle 17 carceri minorili, gli ingressi sono aumentati a 222. Non c’erano tutti questi detenuti all’inizio.
Hanno aggravato il reato per i ragazzi sulle questioni delle tossicodipendenze, del possesso di armi anche giocattolo e altro. Pensate che se fino a settembre non si mandava un figlio a scuola, si pagava una multa annuale massimo di 30 euro.
Adesso c’è il reato fino a 2 anni di carcere per la famiglia, ma spesso non c’è ne il papa ne la mamma.
L’idea è sempre questa piuttosto che investire nell’accudimento.”

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