L’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA denuncia che in Italia continua ad aumentare il consumo del suolo giunto a 23.062 kmq: tra nuove infrastrutture e cantieri sono state invase anche aree protette e con elevata pericolosità idrogeologica, si è sconfinato in aree soggette a vincolo paesaggistico, sia in montagna che lungo la fascia costiera ed i fiumi.
Sul podio della urbanizzazione si collocano: tra le regioni, Lombardia, Veneto, Campania; tra le province Monza e Brianza, Napoli e Milano.
I dati sono allarmanti per due ragioni: da un lato il consumo di suolo toglie sempre più all’Italia un grande patrimonio di spazi naturali, dall’altro aumenta il rischio idrogeologico. Il 6% dell’antropizzato si trova in aree a pericolosità da frana ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica. Mentre il consumo del suolo invade anche le aree protette. Con Umbria, Marche e Liguria capofila nei rispettivi settori.
Ma i dati assoluti, una volta ancora, non bastano a fotografare la realta’.
L’Italia presenta il dato del consumo di suolo pari al 7,6 del territorio, contro una media europea del 4,1, collocandosi al terzo posto per cementificazione dopo Liechtenstein e Cipro (peraltro il Continente non brilla quale esempio virtuoso: in cinquant’anni l’ urbanizzazione ha divorato quasi 19 mln di ettari, come dire il doppio dell’Ungheria).
Quel che non dicono i dati e’ che l’Italia ha una densita’ abitativa pari a 206 abitanti per chilometro quadrato, contro una media europea di 115 circa; e che gli abitanti sono insediati sul 60% del territorio nazionale, essendo il restante 40% non antropizzabile. Il che rende peraltro ancor piu’ sensibile il fenomeno del consumo del suolo.
Insomma, una volta di piu’ si dimostra che il parametro europeo poco si attaglia alla peculiarita’ della situazione italiana e che occorre muoversi “cum grano salis”.
Cosi’ come avviene, in campo edilizio/urbanistico, per l’efficientamento energetico degli edifici, per l’azione anti-inquinamento atmosferico delle citta’, per le prescrizioni che concernono le tubature di piombo della rete idrica, e via dicendo.
Non e’ con lo strumento della coercizione, assistita dalle sanzioni, che si puo’ dare una risposta alla serie di problemi che debbono affrontarsi, ma, se si vogliono i risultati, con il sistema degli incentivi economici.
Achille Colombo Clerici