Una corrente di pensiero afferma che, poiche’ l’ Italia un Paese ricco ( in assoluto l’ ottavo pil del mondo, ed in termini relativi un pil pro capite pari a 36.000 dollari contro, per citare, i 9.000 della Cina ) ben si puo’ permettere di aiutare 6 milioni di poveri. E quindi e’ piu’ che dovuto un provvedimento di redistribuzione della ricchezza. In tale ottica il reddito di cittadinanza e’ il primo provvedimento a favore dei poveri dopo la riforma agraria del 1950.
Domanda: ma l’Italia e’ un Paese ricco o tale non e’ ? E’ legittimo chiederselo ormai, alla luce del rapporto con l’Europa.
Una semplice osservazione di buon senso: al di la’ dei numeri, chi e’ ricco non sta sull’orlo del baratro. Mentre l’impressione e’ proprio quella che l’Italia ora si trovi proprio sull’orlo di un precipizio.
Forse l’analisi non puo’ limitarsi ad una valutazione semplicistica relativa al Pil globale ed al Pil individuale.
Anzitutto osserviamo che l’Italia nonostante il buon andamento della economia ed il consistente prodotto lordo, e’ tenuta in bilico dall’Europa che la costringe in una posizione in cui basta un niente a far franare tutto il castello e passare d’ emblèe da una situazione di benessere ad una di poverta’.
Continuo ad esser convinto che la crisi dell’Italia nel settore economico non e’ quella di un Paese che non funziona, bensi’ quella di un Paese che, pur funzionando mediamente bene (vedasi pil pro-capite), ha un problema di contabilita’ finanziaria. Infatti, tutti i fondamentali sono positivi e, sul piano storico, la crisi si e’ aggravata quando, nel 2012, e’ stato inasprito il carico fiscale per far quadrare formalmente i conti.
Il meccanismo e’ semplice e collaudato: qualche “raccomandazione”, qualche richiamo politico, una lettera di censura della Commissione – se poi interviene l’apertura di una procedura di infrazione e’ il massimo – calo del rating del Paese, aumento dello spread, panico fra i risparmiatori, calo del valore dei risparmi finanziari e della ricchezza immobiliare, riduzione dei consumi e degli investimenti nonche’ della produzione, aumento del prelievo fiscale, ulteriore rallentamento della crescita, pesante occupazione dei nostri asset da parte del capitale straniero, delocalizzazione della attivita’ e delle imprese, perdita dei posti di lavoro. E’ un circolo vizioso.
In queste condizioni la redistribuzione della ricchezza fatta attraverso il sistema del welfare, si traduce in una spesa corrente, in grado di sballare ulteriormente i conti.
Quando un paese e’ ricco ? Non quando spende, ma quando dispone di un surplus per spese e riesce comunque a mantenere la stabilita’ della propria economia.
Se dovessi indicare la foto emblematica dell’Europa del passato direi quella di Mitterrand e Kohl nel 1984 al Sacrario di Verdun. Per la foto del futuro sceglierei l’immenso palazzo della Commissione a Bruxelles. L’imponenza e la monumentalita’, richiamanti il potere della burocrazia, fanno impressione.
Achille Colombo Clerici