Sta lentamente scemando l’attenzione degli italiani presso la fake news, le notizie bufala. Infatti, a essere preoccupato è il 59% dei cittadini contro il 65% di un anno fa. Ma hate speech e fake news permangono come temi caldi: due persone su tre pensano che questi due fenomeni siano una nuova realtà, una strada senza ritorno, mentre solo per il 23% sono passeggeri.
Il fenomeno è dilagante però fra la gente più istruita (+7%) e, in generale, meno tra i millennial (-6%). Hate speech e fake news prendono di mira soprattutto politica ed economia (50%), esteri e migrazioni (31%). L’indagine svolta da Swg riguarda anche un campione di 400 lavoratori e 100 dirigenti: il 58% dei dipendenti afferma che l’uso di linguaggio aggressivo e irrispettoso sia diffuso in ambito lavorativo e che sia aumentato rispetto a un decennio fa (lo dice il 47%). L’81% dei dirigenti ritiene in più che le aziende siano un ricettario di odio e fake news e il 59% afferma di riscontrare difficoltà nel controllo della propria brand image online, soprattutto sui social. Per comunicare sui social network, alle aziende non hanno soprattutto delle competenze (42%), risorse umane (30%), approccio mentale e culturale al fenomeno (24%), investimenti (20%), pratica ed esperienza (18%). Infatti, per la maggior parte dei dirigenti (95%) la buona educazione e il linguaggio influiscono sulla brand reputation che hanno le imprese, anche se il 43% dice allo stesso tempo che una pubblicità, per essere buona , debba usare parole che siano forti.