Riparte il tam tam sul web. Tra blog e social network rimbalzano gli appelli: “Riapriamo il cantiere dello ius soli, o meglio dello ius culturae”. In tanti chiedono di mandare in pensione la vecchia legge sulla cittadinanza e riconoscere i diritti di quel milione di bambini, nati e cresciuti in Italia, da genitori immigrati. Nella scorsa legislatura si è arenata in Senato la riforma che introduceva uno ius soli temperato: la possibilità per i nati in Italia da genitori stranieri di richiedere la cittadinanza (a determinate condizioni: frequentare un ciclo scolastico quinquennale o avere un genitore “soggiornante di lungo periodo”) senza dover attendere i 18 anni. Ad oggi, la politica riprende tale discussione.
Lo fa, per l’ennesima volta. Basti pensare che il Parlamento ne discute da circa quindici anni senza raggiungere nessuna conclusione. Ad oggi, sono circa 800mila i bambini in attesa di essere riconosciuti pienamente come cittadini.
La legge sulla cittadinanza in vigore in Italia è stata approvata nel 1992 e si fonda principalmente sullo ius sanguinis, considerando quindi italiano chi abbia almeno un genitore italiano. Il testo di legge arrivato in esame in questi giorni in Comissione alla Camera, che riprende quello approvato dalla sola Camera nella scorsa legislatura, prevede sia lo ius soli che lo ius culturae.
La prima firmataria è Laura Boldrini, appena entrata nella nuova stagione del Partito Democratico. La Boldrini ha rilasciato una lunga intervista a “Vanity Fair” sull’argomento. Ecco evidenziato da “Linkabile”:
Cosa s’intende per ius soli?
“Per ius soli, la definizione si collega alla legge della precedente legislatura. Diventava italiano il bambino/a nato in Italia da almeno un genitore, in possesso del permesso europeo di lungo soggiornante. Questo genitore doveva avere quindi almeno cinque anni di residenza stabile, un’abitazione, un lavoro, un reddito superiore all’assegno sociale, e superato il test di lingua italiana. Si tratta quindi di uno ius soli temperato, non come in America dove chiunque nasce in America è americano”.
E lo ius culturae?
“Con ius culturae s’intende invece il diritto a diventare italiano per il bambino/a che arrivi in Italia prima dei 12 anni e segua un ciclo di studi di cinque anni”.
Perché in Italia si parla da 15 anni di cittadinanza senza esiti?
“Abbiamo in vigore una legge del 1992 che regola la materia della cittadinanza. Una legge datata, in un’Italia che oggi è molto diversa. Penso che il ruolo della politica debba essere quello di mettere le condizioni perché si possa avere coesione sociale. La società cambia e il ruolo del legislatore è fare in modo che i cambiamenti siano recepibili e quindi regolati. Io credo che sia sempre meglio regolare i fenomeni piuttosto che ignorarli oppure demonizzarli, perché questo va a vantaggio di tutti. È interesse collettivo avere un dibattito costruttivo sul tema”.
Chi non lo consente?
“Chi vuole guadagnarci elettoralmente facendo le barricate, alzando la tensione, drammatizzando e sviando il tiro. Ciò che fanno la Lega e i Fratelli d’Italia è esattamente questo: fanno credere che questa riforma svenderebbe la cittadinanza, che chiunque arriverà in italia diventerà italiano. È falso, è una mistificazione che danneggia il nostro Paese che è fermo mentre la società va avanti”.
Cosa succede oggi ai ragazzi/e che chiedono la cittadinanza?
“La domanda si fa nella finestra tra i 18 e 19 anni, la risposta arriva in un lasso di tempo molto ampio, è discrezionale. Nel frattempo non hai un titolo di soggiorno quindi rischi di diventare irregolare nel Paese in cui sei nato”.
Siamo un Paese che non tutela più i giovani?
“Siamo un Paese in cui i populisti fanno le barricate contro le iniziative popolari.Trovo assurdo che Fratelli d’Italia stia facendo la raccolta di firme contro una proposta di legge che è a mia prima firma ma che è la proposta di legge d’iniziativa popolare, fatta da una trentina di associazioni nel 2012, la campagna si chiamava l’Italia sono anch’io. Vennero raccolte 200mila firme e le consegnarono al Parlamento. Siccome nella scorsa legislatura il governo non riuscì a portare a casa la legge, io come forma di rispetto verso quel mondo, ho ripresentato il loro testo in questa legislatura”.
È appena entrata nel Partito Democratico. Anche per questa battaglia?
“Sono sempre stata una figura indipendente e continuo ad esserlo. Ho deciso di aderire al gruppo del Pd perché sta avviando un processo di cambiamento che dev’essere rivolto all’apertura. Bisogna unire le forze, abbiamo in campo la destra più aggressiva di sempre che invoca i pieni poteri”.
Cosa farà nell’immediato?
“Bisogna fare proposte concrete, il governo deve dimostrare che sta lavorando per il bene del Paese, specialmente dei giovani. Abbiamo una grande emergenza, quella dell’emigrazione: centinaia di migliaia di giovani che in questi anni se ne sono andati dall’Italia perché non vedevano un futuro. Stiamo perdendo generazioni di giovani”.
Il governo lavorerà in questa direzione?
“Al governo dico: impegniamoci per i giovani, nel dare percorsi lavorativi dignitosi, retribuiti in modo giusto, sosteniamoli nel loro percorso di autonomia. Sono stati trascurati per troppo tempo. I giovani vogliono un ambiente più sano, sfilano nelle piazze ogni venerdì e dobbiamo ascoltarli. Vogliono un futuro e dobbiamo ascoltarli, vogliono l’autonomia dalle famiglie e dobbiamo ascoltarli. Per questo propongo, come prima cosa, il sostegno al pagamento dell’affitto”.