Riparte Il Napoli Pizza Village, la manifestazione che si terrà sul lungo mare di Napoli, dal 2 al 7 settembre, interamente dedicata alla pizza. L’evento, ormai, alla sua quarta edizione, è diventato un appuntamento fisso per gli amanti di quest’alimento. Cinquanta pizzerie storiche di Napoli, lavoreranno, in una location magica, per regalare agli spettatori, uno dei prodotti culinari più antichi della tradizione napoletana, la pizza.
Il Napoli Pizza Village diventa, così, un’occasione per il territorio, sono previsti moltissimi visitatori, all’incirca centotrentamila, tra cui numerosi stranieri. Il festival è anche un modo per dare visibilità a una città, che troppo spesso è sotto i riflettori a causa dei suoi innumerevoli problemi. Anche quest’anno, però, l’evento non è stato esente da critiche, c’è chi storce il naso dinanzi alla kermesse, che si svolgerà nel pieno centro della città e che quindi potrebbe causare disordini e traffico. Sono in molti, invece, a credere che si debba puntare sulle antiche tradizioni della cultura napoletana, per far partire la rinascita della città.
Ne abbiamo parlato con Gino Sorbillo, proprietario dell’omonima pizzeria.
La pizzeria Sorbillo, ha vinto qualche giorno fa, la prima edizione del campionato della pizza napoletana, organizzato dal quotidiano “Il Mattino”, come ci si sente a raggiungere un traguardo così importante, che farà conoscere ancora di più il vostro negozio?
«E’ stato molto importante vincere il primo posto al Campionato Del Mattino storico giornale di Napoli. E’ stato importante il voto chiaro e identificabile, senza lati oscuri o poco controllabili. Con noi ha vinto il popolo, i veri intenditori. Questo voto del popolo ci farà conoscere ancora di più e meglio».
La sua pizzeria è ormai conosciuta in tutto il mondo, avete intenzione di esportare il vostro marchio all’estero?
«Nei prossimi mesi porterò il mio marchio all’estero, è arrivato il momento. Mi attira molto quel mercato. A Napoli lavoriamo con amore ma purtroppo negli ultimi tempi, prendo atto che non c’è una concorrenza leale, preparata e corretta: pizzerie, aperte da poco tempo, mettono storiche date di fondazione, che sono false, per ingannare la clientela, come ad esempio 1921 o 1926. E purtroppo, anche le associazioni del settore non riescono a intervenire per frenare questo fenomeno dilagante. E’ un grande oltraggio alla storia della pizza».
Il Napoli Pizza Village, evento conosciuto anche all’estero, è sicuramente un modo per incrementare il turismo ed esportare uno dei simboli più conosciuti di Napoli, la pizza, cosa pensa a riguardo?
«Il Pizza Village riesce ad attirare centinaia e migliaia di persone, questo è un merito sia degli organizzatori sia del Molino Caputo, che ci supporta e mette in condizione, noi artigiani, di lavorare bene con un prodotto giusto e più buono».
Cosa crede si possa fare per risollevare una città come Napoli, che ha un enorme potenziale, non sempre sfruttato nel migliore dei modi, e portarla al pari delle grandi capitali europee?
«In una città come Napoli credo si debba essere seri lavoratori tutto l’anno, il comportamento è alla base di tutto. A volte sono gli stessi napoletani che non tutelano la loro città. Alcuni napoletani dovrebbero utilizzare la loro naturale vivacità a favore di Napoli e della sua storia (pizza compresa) e non contro».