Jan Fabre stupisce come non mai, è provocatorio, ironico, visionario, ma estremamente lucido, coltissimo, tanto raffinato quanto spericolato nell’ essere perfettamente calato nel nostro tempo, anzi creando tendenze e linguaggi del contemporaneo.
Fabre vede l’intelligenza nell’arte, così come nell’uomo che la crea. A questo punto, Fabre indaga la parte più misteriosa del corpo umano: il cervello. Dal cervello passa la vita, i pensieri, le emozioni, i sentimenti umani, le gioie e i dolori che colpiscono da dentro.
Nasce così la mostra «My only nation is imagination», a cura di Melania Rossi, prima tappa di una serie di eventi che vedranno l’artista belga protagonista a Napoli anche – in ordine cronologico – al Museo Madre, al Museo di Capodimonte e al Napoli Teatro Festival Italia. Il ruolo centrale è tutto della «parte più sexy del corpo umano»: il cervello viene declinato in sculture iper-realistiche in silicone, che ne riproducono fedelmente proporzioni, pieghe, protuberanze e grovigli di vene e arterie, così come è un vero cervello, la nostra intelligenza umana.
Quello che viene messo in scena, citando la tradizione del naturalismo fiammingo, è il ragionare dell’artista, la sua rappresentazione della caducità della vita, del senso religioso, del divino, del peccato, ma anche le memorie familiari e soprattutto il fortissimo desiderio di voler indagare ossessivamente la relazione tra Arte e Scienza.
L’artista ammette di fallire continuamente, ammette i limiti della scienza, il non avere certezze dinanzi all’arte. L’appuntamento con il «tutto Fabre per Napoli» è oggi, 29 giugno al Museo Madre dove (ore 18) s’inaugura l’installazione di una grande scultura di 4 metri posizionata sul terrazzo di copertura del museo: «L’uomo che misura le nuvole», che ha il volto dell’artista ; è un inno alla capacità di sognare, di attraversare dimensioni spazio-temporali per reclamare il potere dell’immaginazione.
Il 1 luglio, invece, Fabre è atteso al Napoli Teatro Festival Italia con il suo nuovo spettacolo «Belgian rules».