Roberto Della Ragione è nato ad Alghero e vive in provincia di Napoli. Dottore Commercialista e Revisore Contabile, docente di Diritto ed Economia Politica, ha collaborato con l’ Università San Pio V di Roma e con l’ Università Federico II di Napoli. Impegnato sin da piccolo nell’ associazionismo cattolico e culturale, si interessa di problematiche politiche e sociali. In questa intervista descrive brevemente il suo primo romanzo L’ Amore Prima di Tutto focalizzandosi sulle carenze del Meridione d’ Italia, in particolar modo sul precariato.
Roberto, L’ Amore prima di tutto è il tuo primo romanzo. Di cosa tratta?
‹‹L’ Amore Prima di Tutto è un romanzo d’ amore che tratta il tema della precarietà. È la storia d’ amore di due giovani precari del Sud. La precarietà oggi è un crimine sociale, uccide il futuro, umilia la dignità delle giovani generazioni, in particole nella regione Campania, dove assistiamo alla desertificazione produttiva, culturale, istituzionale. Intere fasce di popolazione vivono una situazione di precarietà che oggi non ha limite di età. La disoccupazione giovanile e femminile in Campania, negli ultimi vent’ anni, è raddoppiata. Su questo vi sono responsabilità politiche e istituzionali enormi a livello comunale, provinciale, regionale, da parte di maggioranze che non governano o governano malissimo e di opposizioni che non controllano e non propongono››.
Quindi è un romanzo che vuole fare anche politica?
‹‹La cultura non ha colore politico. La cultura deve fungere da stimolo, da proposta, da controllo. Infatti il diritto al lavoro, all’ occupazione, non deve avere colore politico, è un diritto sociale››.
Ritorniamo in modo più specifico al tuo libro…
‹‹Il libro tratta la storia sottoforma di liriche, di immagini storiche e moderne, quindi riesce anche ad unire tradizione e modernità. È una storia d’ amore romanzata da cui sono scaturiti già tre cortometraggi e da cui verranno fuori un lavoro cinematografico e uno spettacolo teatrale, per dare ancora maggiore risonanza con le immagini e la musica, una cultura a 360 gradi. Marco e Viviana, i due giovani protagonisti, vivono sulla propria pelle una situazione di precarietà, vivono in una città, in un territorio, dove non vi sono strutture sportive, dove manca l’ arredo urbano, dove non c’è vivibilità, dove non ci sono cinema né teatri, non ci sono luoghi di aggregazione e di socialità ma, nonostante questo, loro scelgono di restare, scelgono di indignarsi, di lottare, perché per cambiare le cose bisogna ribellarsi, bisogna esserci e bisogna soprattutto essere uniti››.
Scorrendo le pagine, non si può fare a meno di notare che ci sono tante immagini, soprattutto foto antiche. Sembra il frutto di una ricerca storico-culturale riguardo alla città di Napoli.
‹‹Sì. Io credo che la cultura sia la precondizione fondamentale per lo sviluppo, per il lavoro, per l’ occupazione – è la prima cosa che dico alle presentazioni del mio libro. Giro l’ Italia per lanciare il messaggio della napoletanità, delle nostre eccellenze, della nostra cultura, della nostra storia, delle nostre tradizioni in campo artistico, culturale, gastronomico. E pongo l’ accento su questo, la nostra cucina è un’ eccellenza mondiale. Napoli e i napoletani, anche alla luce degli ultimi eventi, vivono una condizione di continua denigrazione. Il fango che si continua a gettare addosso a Napoli, ai napoletani e al Sud in generale, non è accettabile. La più grande risorsa del Mezzogiorno è la nostra cultura ma soprattutto le nostre intelligenze. Il capitale umano che abbiamo deve spingerci a tirare fuori il nostro orgoglio per affermare con forza i nostri principi e i nostri valori. Ma non possiamo accettare di essere governati da una classe dirigente che oggi rappresenta il nulla a tutti i livelli››.
Quindi tu difendi Napoli criticando i mali che la opprimono?
‹‹Assolutamente sì. L’ Amore Prima di Tutto è nella sua essenza l’ amore per il territorio, per il Sud, , per Napoli, per la sua provincia, per la Campania nella sua interezza. Le nostre risorse sono totalmente inutilizzate e svalorizzate. Non esiste nessuna politica attiva per il lavoro in Campania, al di là delle varie amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni. I nostri cervelli sono stati costretti ad andarsene. Spesso la gente se ne va anche per problemi relativi alla cura della persona, all’ insufficienza della sanità. Questo è inammissibile. Non dobbiamo dimenticare che Napoli è la terza città industriale d’ Italia, sono presenti sette università pubbliche, e questo è motivo d’ orgoglio. Quindi le responsabilità vanno trovate altrove. Bisogna far crescere una nuova classe dirigente. In Italia abbiamo 3200 musei, 2100 parchi archeologici, 43 siti UNESCO. Potremmo vivere di cultura. Gli Stati Uniti hanno la metà dei nostri beni archeologici e fatturano sedici volte quello che incassiamo in Italia. Questo avviene non perché loro siano particolarmente capaci ma perché noi siamo incapaci di mettere a reddito le nostre risorse. Si potrebbero creare migliaia di posti di lavoro e invece chi sta nelle istituzioni non fa nulla. Esiste una marmellata istituzionale che io denuncio come insegnante, come scrittore, come cittadino. Non è possibile stare tutti insieme appassionatamente. La responsabilità maggiore è delle opposizioni. Il mondo va avanti grazie a quelli che si oppongono››.
È chiaro che politicamente non sei a favore delle larghe intese.
‹‹Assolutamente no. Accetto il rispetto dei ruoli e delle diversità. Una buona opposizione migliora anche chi governa. Se non si esercita l’ opposizione, viene meno il ruolo di sentinella. Se voto un consigliere comunale, e poi mi devo sostituire a quel consigliere per l’ illuminazione della strada in cui vivo, significa che quella persona non esercita il suo ruolo. Purtroppo vedo che a tutti i livelli, comuni, provincia, regione, l’ opposizione non esiste oppure vive in uno stato di commistione politica con le maggioranze››.
Un augurio per Napoli in un momento così difficile.
‹‹L’ augurio è quello di riuscire a fare rete, a fare sistema, a essere uniti. Se siamo uniti, sinergici, se remiamo tutti insieme nella stessa direzione, possiamo di nuovo affermare i valori e l’ orgoglio della napoletanità nel mondo, attraverso la cultura, l’ arte, la musica, ma soprattutto attraverso gli investimenti in servizi, infrastrutture, ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Questi sono i settori che creerebbero da subito lavoro e occupazione stabile nel Sud››.