Officina delle idee

La Banca del Tempo: “Il tempo ritrovato”

di Ciro Passeggia

La banca del Tempo è una banca senza soldi, dove ci si scambia un bene prezioso come il tempo. Vi si deposita la propria disponibilità a scambiare prestazioni e piccoli favori con gli altri aderenti, utilizzando il Tempo come unità di misura. La quantità di tempo che si decide di scambiare, varia a seconda della possibilità d’impegno delle persone o del periodo in cui ci si trova. L’importante è tornare “in pari” nel proprio conto-tempo.

La BdT nasce con due obiettivi : il primo è quel o di scambiarsi del tempo in maniera solidale ed in particolar modo smonetizzata; infatti un ora equivale ad un ora sempre , qualunque sia l’attività scambiata. La seconda grande scommessa della BdT è quella di utilizzare lo scambio come occasione di incontro per i correntisti così da favorire la socializzazione, che in una città può essere uno strumento estremante efficace per ricostruire il tessuto sociale molto degradato (periferie ecc.). Ogni comune dovrebbe istituire la propria banca del tempo.

Riconosciute dalla legge 50 del 2000 come strumento per favorire le pari opportunità, e diffuse inizialmente più al centro nord, le banche del tempo stanno “entusiasmando” anche il Sud.

Il ruolo di cittadinanza attiva è ascoltare richieste dei cittadini che le pubbliche amministrazioni non riescono a soddisfare; dal giardinaggio ai più svariati servizi che possono esserci in una città.

Tutti possono aderire alla Banca del Tempo, sia persone singole, di qualunque età, competenza, istruzione e professionalità abbiano acquisito. Anche gli enti e le associazioni possono far parte della Banca del Tempo.

Chi partecipa alla Banca del Tempo lo fa per molteplici ragioni: avere un miglior rapporto con un bene che tutti possediamo e che spesso gestiamo male, il tempo; nello scambio si dà per avere e si riceve per offrire; si scambia per socializzare e conoscersi; allargare la propria rete amicale e di parentela; confrontarsi con realtà a noi non-affini senza pregiudizi, perché la varietà e le differenze, siano esse etniche, culturali o generazionali, sono una grande ricchezza di questo mondo; realizzare concretamente uno spazio in cui è garantita reale parità fra tutti i soggetti. Il valore della prestazione in tempo non tiene conto, quasi provocatoriamente, delle differenze economiche che nella società esistono fra persone e fra professionalità diverse; mette sullo stesso piano la casalinga che fa la torta e il musicista che insegna a suonare il sax; partecipare ed essere cittadino attivo. Si partecipa alle regole di una comunità, alle decisioni importanti, ma si partecipa anche a momenti di festa, di divertimento.

La Banca del Tempo non è volontariato (ma può diventarlo), ma un luogo di scambio dove vige la reciprocità. Si dà per ricevere, in un ambito di assoluta parità tra i partecipanti.

Aiuto per servizi ed acquisti (lavori domestici, piccole riparazioni, spesa, ecc…) cura di animali e piante, sostegno per l’uso di computer ed elettrodomestici, apprendimento lingue, assistenza pratiche burocratiche e compagnia sono solo alcuni dei servizi che ci si può scambiare con l’obiettivo di giungere ad una nuova visione di Banca del tempo e volontariato attivo.

In particolar modo bisogna evitare che banche del tempo nascano per sfruttare i finanziamenti regionali ed il 5*1000 dei contribuenti, e poi successivamente muoiano. A fronte di ogni prestazione oraria di volontariato, l’ente o l’associazione verserà l’equivalente contributo all’ente pensionistico (INPS).Con questo metodo, si avranno dati statistici più veritieri a livello nazionale, un controllo maggiore sull’utilizzo dei fondi, una reale e stimolante partecipazione dei cittadini, una seria certificazione del tempo, un contributo a quella che sarà la pensione sociale.

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