Cultura

LA BASILICA DI SANT’ANGELO IN FORMIS : UNA PERLA DI CAPUA

Tra i vicoli e le ripide salite di Capua, precisamente in via Luigi Baia,  è  presente la Basilica di Sant’Angelo in Formis , una chiesa ricca di storia e pregna di fascino medioevale. Seppur di piccole dimensioni la storica chiesa è una vera e propria perla che porta con sé le testimonianze più significative del passaggio dei secoli, sia dal punto di vista religioso sia dal punto di vista artistico. La bellezza della piccola chiesetta si concretizza nel meraviglioso ciclo di affreschi, nell’architettura e nel portico anch’esso affrescato che come per magia, fa viaggiare nel passato sino a Longobardo, figlio di Landolfo V principe di Benevento, nel 1027 .La prima costruzione dell’abbazia risale all’età longobarda quando la chiesa fu fondata nella seconda metà del VI secolo, nel luogo dove sorgeva il Tempio a Diana Tifatina, e dedicata all’Arcangelo Michele.  Al tempo del vescovo di Capua Pietro I (925-938), la chiesa fu donata ai monaci di Montecassino, che volevano costruirvi un monastero. La chiesa fu poi tolta ai monaci e ridonata loro nel 1072 dal principe di Capua, Riccardo. L’allora abate Desiderio di Montecassino decise di ricostruire la basilica (1072 – 1087) e ne rispettò ancora gli elementi architettonici di origine pagana. A lui si devono gli affreschi di scuola bizantino-campana che decorano l’interno e che costituiscono uno tra i più importanti e meglio conservati cicli pittorici dell’epoca nel sud Italia. Al XII secolo sono stati attribuiti il rifacimento del portico antistante la chiesa, con nuovi affreschi, e una ricostruzione del campanile in seguito ad un crollo .La facciata della piccola abbazia riassume la sua caratteristica nel portico voltato a cinque fornici, di cui quello centrale più ampio ed elevato, di chiaro richiamo orientale; lateralmente sostenuto da grossi pilastri di tufo grigio, il portico presenta colonne di marmo, cipollino e granito, con capitelli corinzi. Sopraelevato su due gradoni si apre il portale d’ingresso in marmo bianco e sull’architrave vi è un’iscrizione che indica l’abate Desiderio come curatore della ricostruzione dell’edificio. Inoltre di particolare rilevanza artistica sono le due lunette affrescate con l’arcangelo Michele e la regale icona della Vergine orante riprodotta nella classica maniera bizantina, con diadema, collare e stola cosparsi di gemme. Infine alla destra della Basilica sorge un poderoso campanile a pianta quadrata. Infine ,seppur semplice nella sua linearità lo splendore di Sant’Angelo in Formis è da attribuire al magnifico ciclo di affreschi.Il ciclo di affreschi è attribuibile alla ricostruzione della chiesa ad opera dell’abate Desiderio, come testimonia il suo ritratto nell’abside della chiesa con il nimbo quadrato (utilizzato per distinguere i personaggi viventi), mentre offre a Cristo il modello della chiesa, e l’epigrafe sul portale d’ingresso. La decorazione inoltre è confrontabile con miniature realizzate nello scriptorium dell’abbazia di Monte Cassino. Il programma decorativo occupa le navate, le absidi e la controfacciata; l’attenzione viene subito catturata dall’immagine maestosa del Cristo in Gloria nel catino absidale centrale: è proprio da qui che comincia la chiave di lettura dell’impaginazione pittorica dell’abbazia. Di chiaro riferimento apocalittico con la Biblia Picta, la figura del Cristo Pantocrator, assiso sul trono preziosamente ornato e immerso in un intenso blu cobalto, sembra quasi accogliere chi entra in chiesa, benedicendo con la mano destra nel tipico atteggiamento “alla greca”; nel registro inferiore sono rappresentati i tre arcangeli con un piccolo globo cristallino tra le mani, secondo la tradizione costantinopolitana.Un tuffo emozionante in un luogo , tra storia e cultura !

Potrebbe piacerti...