Via libera dell’Aula della Camera all’emendamento presentato dall’esponente dem Donata Lenzi al ddl di contrasto alla povertà che introduce il reddito di inclusione. A favore dell’emendamento, che si inserisce all’interno nel testo del ddl povertà – ovvero la delega con la quale il governo metterà in campo diverse misure per i più deboli – hanno votato 226 deputati della maggioranza, contro i 50 dei gruppi di opposizione.
Il sì arriva nel giorno in cui l’Istat diffonde un report sull’aumento della povertà assoluta – coda di una lunghissima crisi – e dopo un lungo ostruzionismo del Movimento che definisce il provvedimento una “truffa semantica” e “un finto reddito”. Se da una parte Luigi Di Maio ha parlato di “ipocrisia” del Pd, Giorgio Sorial è ricorso a una metafora: “è come il pecorino cinese, che si chiama così ma è fatto con il latte di mucca”.
“Questa opposizione feroce del M5S, che dice no a destinare oltre 1 miliardo di euro alla povertà, la dice lunga” è stata la replica della vice capogruppo dem alla Camera, Alessia Morani. “Bisogna fare i conti con la realtà, non sparare balle per cercare il consenso facile. Sono tutti bravi a dipingere scenari impossibili – ha agginto – il problema vero è tradurli in pratica. Con il nostro provvedimento individuiamo un fondo economicamente sostenibile e dunque una misura realizzabile”.
Tra l’altro, fa notare Morani, il ddl povertà va esattamente nella direzione indicata dall’Istat: introdurre un reddito di inclusione destinato a famiglie con minori, con disabilità, o dove ci siano over 55 disoccupati e senza ammortizzatore.
“Il nostro impegno non finisce qui – sottolinea invece la vicepresidente del gruppo dem Chiara Gribaudo durante il suo intervento in Aula -, ulteriori provvedimenti dovranno consentire di raggiungere, progressivamente, tutte le persone in condizione di povertà. Intanto però – aggiunge Gribaudo – si rende chiara la direzione di marcia senza gettare slogan per confondere le acque o proporre velleitariamente sistemi mai sperimentati in nessuna parte del mondo. Non è di recinti e di propaganda che abbiamo bisogno per costruire più inclusione e più sicurezza sociale”.