La Cgil scende i piazza e si mobilita: sono cinque le manifestazioni organizzate dalla confederazione dopo l’esito del confronto con il Governo sulla previdenza, considerato “insufficiente”: a Roma, Torino, Bari, Palermo e Cagliari. In piazza nella capitale c’è la segretaria generale Susanna Camusso. Oltre alle motivazioni sulla previdenza, il sindacato chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire a tutti il diritto alla salute, rinnovare i contratti pubblici”. Il premier Gentiloni e il ministro Padoan hanno parlato del pacchetto pensioni come : “le esigenze di bilancio non sono un termine astratto se si continuano a fare condoni e non si contrasta l’evasione. Così è certo che le risorse non bastano mai”. Il sindacato, tuttavia, scende in piazza sulle pensioni, al fianco la sinistra con lo slogan: “Pensioni, i conti non tornano”: per chiedere un cambio di rotta vero sulla previdenza, che blocchi l’innalzamento “illimitato” dei requisiti per il pensionamento (l’età salirà a 67 anni dal 2019), che garantisca un’occupazione ed una pensione dignitosa ai giovani, che riconosca il lavoro di cura alle donne. Mentre, il capogruppo alla Camera di Articolo 1-Mdp, Francesco Laforgia, dichiara che: “La mobilitazione nasce su rivendicazioni che riteniamo sacrosante”e la Camusso, dal canto suo , afferma: “Torniamo nelle piazze per quella che è una prima giornata di mobilitazione: cominciamo di nuovo una lunga lotta per avere una risposta sul terreno previdenziale, del lavoro, dei rinnovi dei contratti pubblici e privati. Il Governo aveva preso degli impegni e non li ha mantenuti. Se gli impegni non vengono rispettati si reagisce, non si può far finta di niente, non ci si può contentare di piccole deroghe, ma che si deve costruire un sistema di regole certe”.Sul tema pensioni, intanto, è stata depositata la sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato legittimo il cosiddetto ‘bonus Poletti’ sulla perequazione. E’ legittimo il diritto dei pensionati a preservare il potere d’acquisto delle proprie pensioni e le esigenze finanziarie e di equilibrio di bilancio dello Stato.