Il termine “carcere” indica un luogo in cui sono reclusi individui resi privi di libertà personale, poiché riconosciuti colpevoli di reati, con annessa pena detentiva, oltre a rappresentare una “ punizione coercitiva” che porta all’isolamento del detenuto, oppure alla negazione stessa della propria dignità personale.
A sostegno dei carcerati interviene l’azione pastorale nelle carceri, ispirata dai principi evangelici fondamentali per suscitare prassi di misericordia nei confronti delle persone ristrette, oltre ad offrire i loro percorsi di guarigione.
Questo il tema principale del libro La Chiesa in carcere – il documento di base pastorale nell’ambito del penale e prassi di misericordia (DB) , a cura di Carmine Matarazzo, direttore dell’Istituto di Scienze Pastorali della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, pubblicato da Edizioni Dehoniane Bologna (EDB) il 1 ottobre 2018.
Il testo analizza il momento di crisi nelle carceri italiane, dal punto di vista di cinque persone impegnate nel recupero sociale dei detenuti, con un unico punto in comune: il DB, presente nel testo in forma integrale.
Dopo la presentazione del cardinale Crescenzio Sepe, Matarazzo cita subito le parole di Gesù, che ci invita a far visita anche ai carcerati, portando il lettore ad una riflessione sulla logica dei figli di Dio, riconosciuti tutti sotto l’unica paternità divina, pensiero che sarà la base di un mondo in cui le regole avranno funzione liberatoria e non coercitiva. Secondo il DB il carcere deve essere quindi un luogo di riconciliazione.
Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nella carceri italiane, pone l’attenzione su come la Chiesa ascolta i detenuti, fargli capire che la loro condanna non è l’ultima parola sulla loro vita, e che Dio non dimentica, anzi, non “scarta” nessuno.
Il cappellano della Chiesa circondariale di Poggioreale, Franco Esposito, assume invece toni più formali, spiegandoci i propositi del DB, che si propone tre obiettivi fondamentali:
- Sostenere la formazione dei credenti impegnati nell’ambito della giustizia penale
- Favorire il tipo di giustizia insegnatoci da Dio
- Promuovere strutture segno dell’amicizia di Dio verso le persone giudicate colpevoli
Fondamentale ed esplicativo anche il capitolo del testo a cura del docente e responsabile del “Progetto Carcere” dell’azione Cattolica dell’arcidiocesi di Napoli, Antonio Spagnoli, che ci parla del lato “missionario” del DB, ossia l’offrire ai detenuti un percorso di fede finalizzato al recupero totale del carcerato, ricordandoci di non identificare un uomo guardando solo il male che ha compiuto.
A darci più ampie vedute sulla situazione delle strutture penitenziare è infine Samuele Ciambriello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nella regione Campania, che ci introduce al suo pensiero dando una descrizione della figura del garante regionale nell’ambito delle iniziative della solidarietà sociale.
Parla del concetto di “liberare e aiutare a liberarsi”, una cooperazione reciproca tra chiunque abbia a che fare coi detenuti al fine di instaurare una relazione autentica e di ascolto con loro, cosa che non può essere delegata però ad un rappresentante delle forze dell’ordine.
A cura di Paolo Solombrino,