È un’opera d’arte che denuncia la morte dei migranti nelle acque italiane la “Croce di Ditot – C.d.D. 1″ realizzata dall’artista Alina Ditot. Un’opera che vuole far riflettere e che ripercorre il cammino doloroso di chi parte con l’idea di un paradiso, per poi ritrovarsi a bruciare nelle acque dell’inferno. A Napoli l’opera verrà esposta a Castel dell’Ovo, dal 22 al 24 giugno nella mostra “Segnalati” a cura di Salvatore Russo, all’interno delle sale delle “Carceri”. La croce di Ditot è dedicata alle vittime, ovvero ai migranti che nel tentativo di venire in Italia sui loro barconi perdono la vita nelle acque. Si tratta di una croce in alluminio, della misura di 90 x 50 cm, che viene dipinta col rosso sangue dello smalto e completata attraverso dei fili metallici, che simboleggiano il sottile filo che lega la vita alla morte. L’Artista vuole dare voce a chi la voce l’ha persa, a quei migranti che sognano una vita migliore, nel nostro Paese, ma che molto spesso, non lo raggiungono neppure. L’arte, in questo caso, è al servizio della società. Ogni istituzione o museo dovrebbe avere alle sue pareti una Croce di Ditot. La Croce del ricordo, la Croce della “vicinanza” nei confronti di quelle vittime innocenti che il mare “prende” con sé. L’opera è stata in esposizione dal 9 al 12 giugno alla Triennale Internazionale di Arte Contemporanea di Verona, inaugurata da Vittorio Sgarbi, con la partecipazione di Luca Beatrice e di altre figure illustri dell’arte.