Economia e Welfare

LA GUARDIA DI FINANZA ACCUSA IL COLOSSO DELL’E-COMMERCE DI AVER EVASO TASSE PER 130 MILIONI

La Guardia di Finanza ha accusato il colosso dell’e-commerce americano “Amazon” di aver evaso, nell’ultimo quinquennio fino al 2014, circa 130 milioni. Lo stesso corpo di polizia si riferisce quanto lo stesso colosso aveva sede legale a Lussemburgo. La società a marzo dello scorso anno è finita anche nel mirino della procura di Milano, il gruppo proprio nella giornata di ieri ha rivelato i dati trimestrali: nei primi tre mesi dell’anno gli utili si sono attestati a quota 724 milioni di dollari, in rialzo del 41% dai 513 milioni di dollari dello stesso periodo del 2016. Dopo aver chiuso la decima seduta record del 2017, ieri Amazon ha raggiunto un nuovo massimo nel dopo mercato a Wall Street successivamente alla pubblicazione dei dati superiori alle attese degli analisti. Gli stessi hanno è provato a difendersi così: “Amazon paga tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business Retail è altamente competitivo e offre margini bassi”. Ma Amazon non è la prima società finita sotto inchiesta dalla Finanza italiana, infatti le altre due sono state A Google, a fine gennaio 2016, era stato consegnato il “verbale di accertamento” con la contestazione di un’evasione da 300 milioni di euro e successivamente il pubblico ministero milanese Isidoro Palma aveva iscritto nel registro degli indagati per “omessa dichiarazione dei redditi” (articolo 5 del Testo delle imposte sui redditi), tre manager della Google Ireland Limited per cinque annualità, tra il 2008 e il 2013; mentre ad “Apple” invece ha adopttato una strategia collaborativa e ha versato 318 milioni di euro al fisco italiano per definire la partita. L’accusa parlava anche in questo caso di “omessa dichiarazione dei redditi” dal 2008 fino al 2013. Circa 880 i milioni di euro in tutto, di Ires (l’imposta sui redditi delle società) evasa. La cifra versata da Apple è stata pari a quanto richiesto nei verbali di accertamento. La società ha quindi accettato tutti i rilievi delle ispezioni che ha visto impegnati l’Anti-frode, l’Ufficio grandi contribuenti e il ruling delle Entrate. E la formalizzazione dell’accordo ha creato un precedente importante, visto che proprio Apple ha aperto altre pendenze in Paesi Ue.

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