LA LEVATURA CALCISTICA E MORALE DI DE GREGORI
Cosa avrebbe mai raccontato Francesco De Gregori se la meravigliosa poesia calcistica del ’68 l’avesse scritta ai giorni nostri, dove il calcio e la societa’ sono cambiati radicalmente in tutta la loro frenesia del risultato e giovani calciatori (di cui ha estremo ottimismo nel testo ), ora sono leve calcistiche gia’ pronte a farsi la guerra sin da piccoli, ridotti e relegati al ruolo di burattini?! Il dubbio permane se avesse mai scritto il pezzo, rapportando il livello del cantautore con il suo codice etico ed immaginando il suo sgomento nello scrivere tanti casi attuali di giocatori che in un battito di ciglio cambiano squadra senza che ci fosse un domani senza un vero codice etico e comportamentale.
I RIVA, MALDINI E TOTTI FIGLI DI UNA SOCIETA’ CHE E’ RADICALMENTE CAMBIATA
I tempi sono cambiati, Armstrong ancora doveva mettere piede sulla luna e Gigi Riva rifiutava soldi e titoli per rimanere nella sua isola felice sarda, passa il tempo e il calcio diventa business, aprono le frontiere del grande calcio agli stranieri e la sentenza Bosman cambiera’ radicalmente il calcio; ci sono ancora lampi di appartenenza nel frattempo con Baresi, Maldini, Del Piero, Zanetti e Totti, intanto il tempo scorre e la magnifica radiolina del suono di Ameri Ameri che teneva incollati milioni di italiani passa la mano ai diritti di tv di sky e mediaset che riempono le casse delle societa’ in dissesto per aumentare esponenzialmente gli ingaggi dei giocatori e dei loro avidi procuratori.
IL CASO DONNARUMMA: I VALORI AL GIORNO D’OGGI SONO UN OPTIONAL
La tesi per cui molti avallano, cioe’ che in origine il calcio era puramente romantico e poetico , non legato al business ed i diritti Tv che potevano condizionare cambi di maglia repentini e clamorosi, e’ in parte errata poiche’ il calcio e’ cambiato in base all’evoluzione della societa’, a proprio uso e consumo.
De Gregori racconta di Nino un giovane 12 enne che “nel tempo si fara’” e lo esalta a “non aver paura”, ambientato in un’ epoca dove giocatori ma soprattutto uomini ricordano perfettamente le sofferenze della seconda guerra mondiale, o da bambini a cui i genitori hanno insegnato i valori, il rispetto e l’etica dovuta ai patimenti della guerra. Il caso Donnarumma e’ una scelta figlia dell’evoluzione della nostra societa’ dove si pensa piu’ al benessere, che al bene del proprio figlio; la colpa non e’ certamente del procuratore, sicuramente ostinato nel trarre giovamento della sua merce, ma dal sottile solco derivante dalla deriva etico culturale della famiglia che scarna di valori, non tiene conto dello sforzo economico di una societa’ blasonata come il Milan che propone al ragazzo 5 milioni di euro, e per usare un eufemismo colpevole di di averlo lanciato a soli 16 anni calcio che conta.