“La missione di Angela è sempre stata quella di rendere presente e ‘nostro’ il passato, perché l’archeologia non è un magazzino di materiali, ma è un metodo a tutto campo, un radar permanente, che intercetta storie e senso”. L’appassionata laudatio di Emma Giammattei, direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche, ripercorre le motivazioni che hanno indotto l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che nel 1993 è stato il primo Ateneo italiano ad avviare un percorso formativo sulla conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, a conferire la laurea magistrale honoris causa in Archeologia ad Alberto Angela. “Un appassionato studioso e raffinato narratore del nostro passato, rievocatore di voci e anime appartenuti ai grandi tesori della nostra antichità” come lo definisce il Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, nell’introduzione della solenne cerimonia ospitata dalla Sala degli Angeli, uno dei gioielli del patrimonio storico e artistico della cittadella monastica di Suor Orsola e dei suoi oltre cinque secoli di storia e di storie.
“Il nostro Ateneo, impegnato, tra i suoi molti settori di elezione, proprio nei beni culturali e nella comunicazione – evidenzia d’Alessandro – ha voluto riconoscere al conduttore di trasmissioni televisive, costruite su una rigorosa ricognizione e indagine documentale, così come allo scrittore di rilevanti monografie dedicate alle civiltà antiche, il merito di aver apportato un importante contributo scientifico e pedagogico attraverso un sapiente lavoro di interconnessione tra la conoscenza e i nuovi metodi della sua trasmissione”.
A molte delle trasmissioni televisive di Angela dedicate alla ‘grande bellezza’ dei territori campani (da Napoli a Pompei) ha lavorato negli ultimi 25 anni l’archeologo Antonio De Simone, professore straordinario di Storia dell’Architettura antica dell’Università Suor Orsola Benincasa, che con l’emozione innanzitutto di un amico ricorda “la lezione del rigore scientifico con cui Alberto Angela lavora ai suoi prodotti televisivi divulgativi cogliendo esattamente l’essenza gnoseologica della valorizzazione dei beni culturali: conoscere e far conoscere, prendendo per mano qualsiasi tipo di pubblico e portandolo in viaggio negli abissi della storia e quindi della coscienza, perché un cammino nella storia è in sostanza un cammino all’interno dell’uomo e della sua stessa natura”.
Poi tra gli applausi fragorosi di studenti, docenti e ‘fans’ arriva il momento della lectio magistralis di Alberto Angela dedicata al tema “Raccontare l’antico: immagini e storie dell’archeologia”. Una lectio che si avvale anche delle ‘sue’ immagini televisive, quelle delle tante trasmissioni del ‘suo amato servizio pubblico radiotelevisivo’ con le quali è entrato nelle case degli italiani di ogni livello culturale per raccontare quello che con emozione definisce “il Paese di gran lunga più bello del mondo non per retorica ma per evidenze storiche e certificazioni UNESCO”. Un Paese che dopo la laurea avrebbe potuto lasciare per raccogliere numerose offerte di lavoro che arrivavano dagli Stati Uniti, racconta Angela, ma che ha scelto “di non abbandonare perché ha troppi tesori da raccontare”. Un racconto dell’antico che guarda, però, sempre al futuro, spiega Angela, perché crede davvero che “il futuro trovi le sue radici e i suoi stimoli nel passato, nell’identità culturale dei popoli”. E allora la scelta che lo ha reso famoso, quella della divulgazione al grande pubblico della televisione, “è stata la scelta dell’amplificatore più ampio possibile per raccontare la storia del nostro Paese che solo attraverso la conoscenza può essere più unito e più forte per le importanti sfide da vincere per il futuro”. Una sfida di pedagogia della conoscenza che riceve l’applauso dell’intera commissione di laurea assemblata dal Suor Orsola per rappresentare i diversi settori che abbracciano il suo lavoro di divulgazione scientifica (dalla storia all’arte, dalla scienza alla letteratura) ed impreziosita dalle presenze accademiche anche di altre prestigiose Università italiane: dalla Federico II di Napoli alla Sapienza di Roma con i Pro Rettori, Arturo De Vivo e Mario Morcellini.