L’Ente Nazionale per le attività spaziali e Aeronautiche o comunemente conosciuta con il nome di Nasa, ha fatto una scoperta sensazionale. L’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d’America ha scoperto 219 nuovi possibili pianeti esterni al Sistema solare, dieci dei quali grandi quanto la Terra. Inoltre tutte e dieci potrebbero essere abitabili visto che si trovano ad una giusta distanza rispetto alla propria stella per poter avere appunto acqua liquida in superficie. con questa scoperta ora salgono a 4.034: 2.335 i pianeti dove ci potrebbero essere dei potenziali alieni di cui 30 di questi sono grandi quando la Terra. questo invece è i commento di Susan Thompson, coordinatrice del catalogo presso il Seti Institute di Mountain View dopo la scoperta “Questo catalogo frutto di misure estremamente accurate è la base di partenza per rispondere ad una delle domande più interessanti dell’astronomia: quanti sono i pianeti simili alla Terra nella nostra galassia?”. Inoltre i ricercatori, grazie ai dati di Kepler, sono riusciti a fare una piccola classificazione di vari pianeti: nella prima categoria ci sono i pianeti rocciosi grandi quanto la Terra; mentre nella seconda ci sono quelli gassosi più piccoli di Nettuno. La scoperta di queste due tipologie è importante per la ricerca di vita, perchè indica che circa la metà dei pianeti conosciuti nella galassia non hanno superficie oppure la nascondono dietro una spessa e schiacciante atmosfera, dunque offrono un ambiente poco ospitale.
Infine diversi giorni fa due studiosi avevano pubblicato sulla rivista scientifica “Royal Astronomical Society” di aver trovato finalmente il “gemello” del nostro sole, ovvero Nemesis come afferma Steve Stahler, astronomo dell’Università di Berkley “Altri l’hanno sospettato, ma la nostra ricerca fornisce le prove più concrete della sua esistenza che abbiamo fino a oggi”. La regione si trova nella costellazione di Perseo, relativamente non molto lontano dalla Terra: a circa 600 anni luce di distanza. I due studiosi hanno elaborato vari modelli matematici per dare senso alla distribuzione degli astri osservati. Arrivando alla conclusione che la spiegazione possibile a quanto visto è una sola: tutte le stelle di massa piccola, quindi simili al nostro Sole, sono nate con un compagno dal quale si sono separate nel 60 percento dei casi. Però c’è anche chi non è d’accordo con la scoperta fatta dai due scienziati, come Bono. “Ci sono due opzioni – spiega – che possono aiutare a capire da dove provengono le stelle dei dintorni solari”. Una è relativa alla loro composizione chimica: anche quando le stelle si allontano dal luogo in cui hanno origine, conservano alcune caratteristiche della nube molecolare da cui sono nate. La seconda riguarda l’orbita, ogni stella ne ha una precisa. E il satellite Gaia, in missione per conto dell’Agenzia Spaziale Europea, consentirà presto di poter misurare le orbite di quasi un miliardo di stelle della nostra galassia. “Se riusciamo a mettere insieme l’informazione sull’orbita e aggiungiamo quella chimica, avremo gli strumenti quantitativi per stabilire se un gruppo di stelle ha avuto un origine comune”, sostiene lo scienziato. “Nel giro di pochi anni potremo arrivare a capire se Nemesis è davvero realtà”.